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domenica 17 gennaio 2010

sequestro di cuccioli ad Ancona

CORRIERE ADRIATICO
16 GENNAIO 2010
 
Porto, maxi sequestro di cuccioli
Oltre quaranta cani e gatti salvati dal traffico clandestino. Erano in gabbia
 
Alberto Bignami
 
Ancona Chissà dove sarebbero finiti ed in che condizioni sarebbero arrivati a destinazione i cuccioli di varie razze, tra cui Labrador, Golden Retriever, Yorkeshire, Pincher, Bulbogg, West Hingland, Cocker, Maltese, Cane da pastore, Jack Russel e molte altre, salvati dallo smercio clandestino grazie all'intervento del Corpo forestale dello Stato, comando provinciale e nucleo Cites, dell'ufficio Dogane sezione marittima e della Guardia di Finanza, gruppo di Ancona. Giovedì mattina infatti al porto è stato intercettato un furgone con targa polacca in procinto di imbarcarsi per la Grecia. Fermato e controllato il mezzo, al suo interno sono stati rinvenuti 43 cuccioli di cani tra le 4 e le 10 settimane di vita oltre a un gatto persiano di 2 anni, tutti raccolti in 22 gabbie in plastica per il trasporto di animali domestici. 
Gli accertamenti dei militari non hanno consentito al personale di polizia coadiuvato dal Servizio Igiene Allevamenti e produzioni zootecniche dell'Asur di Ancona di procedere alla identificazione degli animali in quanto non erano dotati del microchip sottocutaneo e del passaporto identificativo. Le operazioni di controllo e la visita sanitaria hanno poi permesso di applicare sottopelle ai cuccioli il minuscono congegno elettronico che assegna il documento d’identità. Tutti i piccoli sono stati affidati in custodia temporanea ad un canile della provincia. Il trasportatore, un cittadino polacco residente in Grecia, è stato denunciato per maltrattamento, falso ideologico e falso in atti. Le indagini del Corpo forestale sono in corso per chiarire se all'origine risulta un'organizzazione dedita al traffico illegale di animali da affezione, in considerazione anche della progressiva riduzione delle importazioni legali. Indagini e controlli proseguiranno costantemente per capire se si tratti di un fenomeno usuale. Si cerca di scoprire con quale frequenza avvengano questi trasporti illegali. Viaggi che possono essere anche fatali per questi cuccioli privati della madre già dopo 4 settimane e sistemati in gabbie e mezzi di trasporto non idonei per le insufficienti condizioni igieniche e per la mancanza di sicurezza e ricambio d'aria e di ossigeno.

martedì 12 gennaio 2010

CHE FINE FARANNO?

PARMA DAILY
5 GENNAIO 2010
 
Cuccioli "clandestini" a rischio massacro
La denuncia di Aidaa sugli animali rimasti invenduti nel periodo natalizio.
 
 
Vi siete mai chiesti che fine fanno le migliaia di cuccioli importati clandestinamente e rimasti invenduti dopo il periodo natalizio? 
Due sono le soluzioni riservati alle centinaia di migliaia di cuccioli importati ogni anno clandestinamente in Italia prevalentemente dai paesi dell'Est: i migliori , quelli più sani ,che rappresentano circa il 30% delle cucciolate sono destinati a rimanere sul mercato almeno altri cinque o sei mesi (fino ad un anno per le razze di piccola e piccolissima taglia) per poi essere destinati in caso rimangano invenduti ai laboratori di vivisezione e sperimentazione animale pubblici e privati dove ricercatori poco scrupolosi molto spesso acquistano parecchi cani (ma anche gatti ed altri animali) illegalmente per poter portare avanti i peggiori, ed inutilmente crudeli esperimenti. 
La seconda soluzione che riguarda il restante 70% dei cuccioli (quelli malati o comunque non vendibili a causa di problemi di vaccinazione o per malformazioni) che complessivamente sono circa 150.000 prevede la morte procurata o indotta. In poche parole i cani vengono lasciati morire a causa delle loro stesse malattie o addirittura uccisi a volte in maniera crudele e i loro corpicini fatti sparire bruciati nei forni come semplici rifiuti solidi urbani. 
E' un vero e proprio genocidio degli animali quello che ogni anno viene effettuato in Italia tra i mesi di febbraio e marzo e che a differenza di molti altri reati contro gli animali passa inosservato semplicemente perchè ufficialmente questi animali non esistono e quindi a meno che vengano colti in flagranza di reato coloro che li uccidono e li smaltiscono il fenomeno passa del tutto inosservato. 
“AIDAA ha raccolto alcune informazioni relativi a questa vera e propria strage di animali che vede vittime decine di migliaia di cuccioli di cane ogni anno, informazioni contenute in dossier che saranno consegnati con nomi e cognomi dei presunti responsabili alle procure della repubblica di Roma, Milano, Torino, Bari, Reggio Calabria e Catania- ci dice Lorenzo Croce presidente nazionale di AIDAA- il giro dell'importazione clandestina di cuccioli di cane è sicuramente un fenomeno molto ampio rispetto al numero di animali che ogni anno vengono rintracciati e sequestrati alle frontiere, in particolare per quanto riguarda i cani all'importazione clandestina di animali molto spesso malati e non vaccinati segue ogni anno una vera e propria mattanza di quelle decine di migliaia che non si riescono a piazzare sul mercato e che non finiscono nei laboratori di vivisezione e sperimentazione clandestina, pratica questa- continua Croce- più diffusa di quanto possiamo immaginare anche qui in Italia. 
Si tratta di denunciare pubblicamente e fermare questa strage, il nostro invito è che chiunque sia in possesso di informazioni che riguardano queste pratiche lo denuncino alle forze dell'ordine o in via subordinata anche anonimamente le segnalino al nostro indirizzo di posta elettronica segnalazionereati@libero.it in modo da poter salvare da morte certa queste migliaia di cani crudelmente torturati ed ammazzati ogni anno nella tanto civile Italia” per info 3926552051-3478883546.

GIORNAL
6 GENNAIO 2010
 
Animali domestici invenduti in discarica o inceneriti
Che fine fanno le migliaia di cuccioli importati clandestinamente e rimasti invenduti dopo il periodo natalizio?
 
Due sono le soluzioni riservati alle centinaia di migliaia di cuccioli importati ogni anno in Italia prevalentemente dai paesi dell'Est: i migliori , quelli più sani , circa il 30% delle cucciolate sono destinati a rimanere sul mercato almeno altri cinque o sei mesi (fino ad un anno per le razze di piccola e piccolissima taglia) per poi essere destinati  ai laboratori di  sperimentazione animale pubblici e privati.
La seconda soluzione che riguarda il restante 70% dei cuccioli  prevede la morte procurata o indotta.
"E' un vero e proprio genocidio degli animali quello che ogni anno viene effettuato in Italia tra i mesi di febbraio e marzo e che a differenza di molti altri reati contro gli animali passa inosservato semplicemente perchè ufficialmente questi animali non esistono e quindi a meno che vengano colti in flagranza di reato coloro che li uccidono e li smaltiscono il fenomeno passa del tutto inosservato. “E' l'AIDAA  a denunciare questo terribile fatto che dopo le note vicende portate alla luce da Striscia la Notizia sui canili abusivi di Quattordio e Solero ci deve far riflettere.
"Consegneremo  nomi e cognomi dei presunti responsabili alle Procure della Repubblica di Roma, Milano, Torino, Bari, Reggio Calabria e Catania-  dice Lorenzo Croce presidente nazionale di AIDAA- ASSOCIAZIONE ITALIANA DIFESA ANIMALI ED AMBIENTE- il giro dell'importazione clandestina di cuccioli di cane è sicuramente un fenomeno molto ampio rispetto al numero di animali che ogni anno vengono rintracciati e sequestrati alle frontiere, in particolare per quanto riguarda i cani importati clandestinamente si tratta di animali molto spesso malati e non vaccinati  alla fine detinati ad una vera e propria mattanza."Il nostro invito è che chiunque sia in possesso di informazioni che riguardano queste pratiche faccia denuncia alle forze dell'ordine o in via subordinata, anche anonimamente,  segnalino al nostro indirizzo di posta elettronica redazione@giornal.it  in modo da poter intervenire.

lunedì 29 giugno 2009

TRAFFICI DI CANI: IL CASO DEL CANILE DI ASSISI



mercoledì 17 giugno 2009
CANILE, PARTE UNA RACCOLTA DI FIRME

Iniziativa dell’Enpa e dei consiglieri del Pd rivolta al sindaco perché intervenga il Comune. Viene richiesta un’ordinanza “protettiva” contro traffici sospetti.

ASSISI17.06.2009 CORRIERE DELL'UMBRIA

Una raccolta firme promossa dall'Ente nazionale protezione animali e dai consiglieri del Pd Claudio Passeri e Claudia Travicelli rivolta ai cittadini di Assisi, Bastia, Bettona, Cannara e Valfabbrica per chiedere al sindaco di Assisi, quale capofila del consorzio fruitore dei servizi del canile comprensoriale di Ponterosso, un'ordinanza di regolamentazione degli affidi che si ispiri alle circolari dei ministri della salute Veronesi (2001) e Garavaglia (1993). La raccolta firme prende spunto dalla prospettata partenza di 40 cani, un terzo di quelli attualmente presenti nella struttura, da parte di soggetti di nazionalità tedesca, per i quali la Asl avrebbe dato parere favorevole inoltrandolo al Comune di Assisi il quale ha chiesto parere ai sindaci degli altri Comuni ed ad al servizio sanità animale della Regione. Al sindaco è arrivata - da Bastia e Valfabbrica - la richiesta di un incontro urgente per discutere sia della ventilata gestione da parte della Pro Animale, sia per l’affido dei 40 cani, mentre - prima delle elezioni - il sindaco di Cannara ha deliberato negativamente sia per l'affido dei 40 cani, sia per la ventilata gestione della Pro Animale. Nella raccolta firme, in particolare, si chiede a Ricci di emanare un’ordinanza che tra i punti irrinunciabili contenga - tra le altre cose - che l’affido sia effettuato solo al diretto interessato e che sia limitato solo alle persone fisiche residenti nel territorio regionale, salvo eccezioni da valutare. Più in generale, l’ordinanza dovrebbe ispirarsi alle circolari emanate dal Ministero della Salute, tuttora in vigore e vincolanti per le Asl, nelle quali si identifica il benessere dei cani randagi anche “nelle attività dirette al loro affidamento e al relativo controllo” (Veronesi) e si stabiliscono criteri atti ad evitare affidi che possano immettere animali in un circuito di traffici, ad affidare gli animali soltanto all'interessato che si presenti personalmente e ad instaurare il massimo controllo sulle garanzie di buon trattamento da lui fornite (Garavaglia)


PETIZIONE
AL SIGNOR SINDACO DEL COMUNE DI ASSISI
AI SIGNORI SINDACI DEI COMUNI DI
BASTIA UMBRA, BETTONA, CANNARA, VALFABBRICA

L’Ente Nazionale Protezione Animali
I Consiglieri del Comune di Assisi Claudio Passeri e Claudia Maria Travicelli
I sottoscritti cittadini dei Comuni di Assisi, Bastia Umbra, Bettona, Cannara, Valfabbrica, Comuni consorziati nella fruizione dei servizi del Canile comprensoriale

CONSIDERATO che la legislazione italiana protegge e tutela gli animali d’affezione tramite leggi nazionali e regionali e in particolare: 1) i cani dei privati e dei canili devono essere tutti identificati e rintracciabili tramite iscrizione all’anagrafe canina regionale (l. 281/1991, l.r. 19/1994, o.m. 6.8.2008) 2) i cani ricoverati nei canili non possono essere soppressi né destinati alla sperimentazione (l. 281/1991, l.r. 19/1994);
CONSIDERATO che il Ministero della Salute ha emanato negli anni circolari, tuttora in vigore e vincolanti per le ASL, nelle quali si identifica il benessere dei cani randagi anche “nelle attivita' dirette al loro affidamento e al relativo controllo” (circolare Veronesi, 2001) e si stabiliscono criteri atti ad evitare affidi che possano immettere gli animali in un circuito di traffici (come affidi plurimi, affidi per conto terzi, affidi fuori del territorio o addirittura all’estero), ad affidare gli animali soltanto all’interessato che si presenti personalmente e ad instaurare il massimo controllo sulle garanzie di buon trattamento da lui fornite (circolare Garavaglia, 1993);
CONSIDERATO che la legislazione europea sui movimenti a carattere non commerciale degli animali da compagnia prescrive che cani e gatti possano espatriare dopo i tre mesi di età, soltanto se accompagnati dal proprietario o da persona da lui incaricata e se non siano destinati alla vendita o al trasferimento di proprietà, e che per ciascun proprietario non possano espatriare più di cinque animali (Regolamento Europeo 998/2003);
CONSIDERATO che animali d’affezione trasferiti dall’Italia in altri Paesi europei come Austria, Germania e Svizzera perdono ogni tutela da parte della legislazione italiana, in particolare sono esposti alla soppressione e all’uso per sperimentazione e, non esistendo in quei Paesi anagrafe canina pubblica, risultano di fatto in larga parte non rintracciabili;

CONSTATATO che i cittadini riferiscono che dal Canile comprensoriale di Ponte Rosso in S. Maria degli Angeli da molti anni vengono effettuati, sotto i loro occhi, trasporti periodici di cani in furgoni verso l’estero (specialmente in Germania e Austria), solitamente nei giorni festivi dei fine mese;
CONSTATATO che tali prelievi e trasporti sarebbero effettuati per conto di organizzazioni straniere, benché i cani figurino adottati da persone fisiche che risultano nel tempo intestatarie di una grande quantità di animali;
CONSTATATO che tali organizzazioni straniere hanno evidentemente un rapporto privilegiato con il Canile, dal momento che gli orari d’apertura non ne consentono una normale frequentazione da parte dei cittadini e scoraggiano quindi le adozioni locali;
CONSTATATO che ai cittadini trovatisi sul posto alla partenza dei furgoni sono state date spiegazioni vaghe, quando non menzognere;
CONSTATATO che a cittadini italiani è stata negata l’adozione di cani col motivo di una “prenotazione” da parte di tali organizzazioni straniere;

CONSIDERATO che gli animali finirebbero non già presso le famiglie degli adottanti, ma in altri canili di proprietà di tali organizzazioni o presso stalli organizzati, per essere ceduti probabilmente dietro pagamento;
CONSIDERATO che tale sistematica razzia umilia la coscienza dei cittadini e la dignità delle istituzioni, e vanifica gli investimenti di denaro pubblico faticosamente destinati all’applicazione delle leggi, trasformando le strutture di prevenzione del randagismo in comodi depositi e relegando gli amministratori dei Comuni nel ruolo offensivo di subalterni fornitori di merce;
CONSIDERATO che l’immagine che la città di Assisi promuove di sé come “Città Serafica”, luogo di vocazione civile e di rispetto e amore per gli animali, in omaggio alla tradizione francescana di cui si fa portavoce presso i mezzi di comunicazione, risulta gravemente danneggiata a causa di tale fenomeno e che da ciò potrebbe venire danno alla città tutta;
CONSIDERATO che i Sindaci dei Comuni consorziati sono i proprietari e i tutori legali degli animali ospitati nel Canile comprensoriale di Ponte Rosso

CHIEDONO

al Sindaco di Assisi, in qualità di Sindaco del Comune capofila del consorzio fruitore dei servizi del Canile comprensoriale
ai Sindaci dei Comuni consorziati

di emanare, sull’esempio dei regolamenti già elaborati per la tutela dei loro animali da altri Comuni italiani, quali Empoli, Lecco, Milano, Ravenna, Vittoria (RG), S. Lazzaro di Savena (BO), di emanare una

ORDINANZA DI REGOLAMENTAZIONE DEGLI AFFIDI

che preveda i seguenti punti irrinunciabili:

- l’affido è limitato alle sole persone fisiche residenti nel territorio regionale, salvo eccezioni da valutare in funzione della possibilità di controlli diretti;
- l’affido è gratuito;
- l’affido è effettuato al solo diretto interessato, che provi con documenti originali la propria identità e residenza e sottoscriva la dichiarazione di mantenere presso di sé l’animale con garanzia di buon trattamento;
- l’affidatario si obbliga a non cedere il cane ad altri se non dopo due anni, salva la necessità debitamente dimostrata e valutata dal Comune e dal referente per la struttura, con assunzione degli stessi impegni da parte del nuovo proprietario. In caso di difficoltà o eventi negativi, l’affidatario può effettuare rinuncia alla proprietà restituendo il cane alla struttura;
- l’affidatario si obbliga a comunicare immediatamente alla ASL, al Comune e al referente per la struttura ogni cambio di residenza o domicilio, ai fini della garanzia della sua rintracciabilità;
- una sola persona fisica non può prendere in affido più di due cani in tre anni, salvo eccezioni da valutare da parte del Comune e del referente per la struttura, in funzione del corretto mantenimento degli animali;
- non può essere effettuato un nuovo affido alla persona fisica che abbia rinunciato in precedenza alla proprietà di un cane, salvo il caso di restituzione per difficoltà inerenti alle caratteristiche del cane e richiesta di un cane più adatto all’affidatario, secondo valutazione da parte del Comune e del referente per la struttura;
- l’affidatario si obbliga a sottostare a controlli della presenza del cane presso il suo domicilio e delle sue condizioni di mantenimento; in caso di esito negativo, il cane sarà ripreso dalla struttura;
- tutte le condizioni d’affido e gli obblighi dell’affidatario debbono essere riportati nell’atto di affido e sottoscritti dall’affidatario stesso;
- l’affido è comunicato entro sette giorni al Comune che darà il suo parere vincolante, in difetto del quale l’affido è nullo e il cane è ripreso dalla struttura.


tratto da traccediverse.blogspot.com
venerdì 12 giugno 2009 TENTACOLI SULL’UMBRIA

Chi si rivede, la Pro Animale. O meglio, chi finalmente emerge col suo nome, e con la protervia di chi sa di disporre di denaro (cosa davvero non frequente per un’associazione di protezione animali…) e di appoggi (quali?), da una scena dietro la quale finora si era tenuto con discrezione accorta e mano ferma…
La Pro Animale che, sotto lo slogan “La miseria degli animali non conosce confini”, possiede una rete enorme di punti di raccolta e smistamento (in una sola direzione) dal Nord al Sud, dall’Ovest all’Est europeo e fino in Asia.
La Pro Animale che ha rilevato (per forza: era nei patti) il famigerato canile di Panza ad Ischia. Quello per il quale la Procura di Napoli sta per mandare sotto processo, per esportazione illecita di animali, un bel po’ di gente tedesca e italiana. Quello da cui partivano carichi di cani che facevano tappa, guarda un po’, al rifugio della Pro Animale ad Assisi… cani che per l’80% la polizia non è riuscita a ritrovare (e non tiriamo fuori le foto, s’il vous plaît).
La Pro Animale che è sotto inchiesta nel Baden-Württemberg, dove le Autorità hanno chiuso il suo rifugio di Hornberg e dove pesa sul suo capo l’accusa di importazione di animali a scopo di commercio.
La Pro Animale che con la Tierschutzliga in Deutschland (inquisita a sua volta nella Renania-Palatinato per non aver rivelato cosa fa delle cospicue offerte) lavora di conserva sul più che famigerato canile di Tuoro… Ricordate il bel servizio della giovane giornalista di Umbria TV? Buffo… dopo quell’uscita, la giornalista ha scoperto d’essere sorvegliata, e ha riconosciuto targhe tedesche e persone…
La Pro Animale che ora vuole in prima persona l’orribile canile comprensoriale di Assisi, poco più di cento cani, gestito finora da una cooperativa assai compiacente (che aria di déjà vu), una parte nuova molto decantata ma buona per inscatolare gli animali, e dal quale si vorrebbero far partire subito in allegria ben quaranta cani in un colpo… verso favolose adozioni, s’intende.
Provate ad andare sul sito della Pro Animale: http://www.pro-animale.de/ . Si apre con san Francesco, e come ti sbagli? San Francesco è una fissazione per i tedeschi, la casalinga di Solingen si commuove subito. Una buona parte delle organizzazioni tedesche di import-export di animali si pubblicizza con san Francesco o con Assisi. Che bel colpo andare direttamente alla fonte, e creare una bella rete di monopolio sull’Umbria verde, sull’Umbria santa.
Oggi l’immagine di san Francesco è quanto di più zuccheroso: la predica agli uccellini la trovate su tutti i portapenne e i posacenere in vendita nei negozi di souvenirs. Non è vero niente. San Francesco non era affatto zuccheroso. E non predicò agli uccellini, ma agli uccelli rapaci: e con l’aiuto degli onesti, di là dove ci vede, potrebbe anche tagliare le ali a quelli che oggi svolazzano avidi senza confini.

LA DIFFIDA INOLTRATA DELL'ENPA DI PERUGIA
ANTICIPATA VIA FAX
- Alla Regione Umbria - Servizio Sanità Animale PERUGIA
- All’ASL n. 2 - Servizio Veterinario BASTIA UMBRA
- Al Sig. Sindaco del Comune di ASSISI
- Al Sig. Sindaco del Comune di BASTIA UMBRA
- Al Sig. Sindaco del Comune di BETTONA
- Al Sig. Sindaco del Comune di CANNARA
- Al Sig. Sindaco del Comune di VALFABBRICA

e p.c.

- All’on. Francesca Martini – Ministero della Salute ROMA
- Al Comando Carabinieri per la Tutela della Salute ROMA
- Al Sig. Prefetto PERUGIA
- Al N.A.S. Carabinieri PERUGIA
- Alla Procura della Repubblica PERUGIA


OGGETTO: Nuova gestione canile comprensoriale Ponte Rosso e trasferimento 40 cani all’estero


L’Ente Nazionale Protezione Animali è venuto a conoscenza dell’intenzione del Comune di Assisi, capofila del consorzio di Comuni fruitori del canile comprensoriale di Ponte Rosso, di stipulare a brevissimo termine una convenzione per la gestione del canile suddetto con la Pro Animale für Tiere in Not e. V., presieduta da Wothke Johanna, con sede centrale a Uetzing - Bad Staffelstein (Baviera, Rep. Federale Tedesca).

Fa presente che:
- la Pro Animale non è iscritta all’Albo Regionale delle associazioni per la protezione degli animali, requisito indispensabile ai sensi della L. R. 19/1994 art. 10 comma 2 e art. 12;
- la Pro Animale, presente sul territorio con un rifugio privato in loc. S. Rufino Campagna (Assisi) gestito da Winterling Sabina, sotto la veste dell’adozione da parte di persone fisiche (usualmente Wothke Johanna e Winterling Sabina) preleva da anni cani dalla regione e da fuori regione, da canili, da privati e dalla strada, per trasportarli poi in altri canili della Pro Animale stessa in Austria e in Germania;
- il rifugio della Pro Animale situato a Hornberg (Baden-Württemberg, Rep. Federale Tedesca), con il quale la Pro Animale di Assisi dichiara collegamenti, è stato chiuso dalle Autorità locali e la Pro Animale è attualmente oggetto di inchiesta da parte delle suddette Autorità per maltrattamento di animali, falsificazione di registri e importazione di animali dall’estero (Europa e Asia) a fini di commercio;
- è in corso presso la Procura di Napoli un’inchiesta a carico sia della locale ASL sia della Fondazione Anne Marie Ernst, espressione della Pro Animale recentemente assorbita nella Pro Animale stessa, che le è subentrata apertamente nella gestione del canile privato di Panza (Ischia), per esportazione illecita di animali; è accertato che nei fatti oggetto dell’inchiesta il rifugio della Pro Animale di Assisi ha avuto la funzione di luogo di tappa per i carichi di cani diretti da Ischia in Germania;
- sembra essere costume della Pro Animale, ove si prospetti la possibilità della gestione di un canile, proporre convenzioni con richieste bassissime, facilmente appetibili ma palesemente incompatibili con un corretto benessere degli animali, tali anzi da sconcertare e suscitare sospetti sugli scopi della gestione; tale è la procedura che la Pro Animale sta seguendo nei confronti dei Comuni di Ischia dopo il suo recente ingresso col proprio nome ufficiale sull’isola, tale è la procedura che si sospetta fortemente voglia seguire nei suoi contatti con il consorzio dei Comuni fruitori del canile comprensoriale di Ponte Rosso.

Per tali ragioni l’Ente Nazionale Protezione Animali

D I F F I D A

dal procedere alla stipula di tale convenzione e dall’autorizzarla.


In rapporto con i fatti succitati, l’Ente Nazionale Protezione Animali è venuto a conoscenza del fatto che la Cooperativa Sopra il Muro, attuale gestore del canile comprensoriale di Ponte Rosso, ha richiesto alla USL2 dell’Umbria, Area dell’Assisano, parere favorevole all’affido di 40 cani ospiti del canile a soggetti di nazionalità tedesca: cani dei quali, in nome di una pretesa prenotazione da parte di persone evidentemente mai presentatesi presso il canile – e in vista di una progettata esportazione – si starebbe rifiutando l’affido a cittadini del luogo.

Fa presente che:

- le norme del Regolamento Europeo 998/2003 (movimenti a carattere non commerciale di animali da compagnia) prevedono: che l’espatrio dell’animale avvenga solo in compagnia del proprietario o di persona da lui incaricata (e quindi che il proprietario non sia divenuto tale per delega, men che meno con la presentazione da parte di terzi della fotocopia di un documento d’identità, ma abbia preso personalmente in affido un animale specifico); che l’animale non sia in alcun modo destinato alla vendita o anche al semplice passaggio di proprietà; che un solo proprietario non possa avere intestati più di 5 animali, a meno di non far passare il trasporto sotto la categoria del commercio; che sia vietata l’esportazione di cuccioli di età inferiore ai tre mesi;
- i cani debbono essere tutti regolarmente dotati di passaporti, ciascuno dei quali sia riferibile espressamente a un cane specifico e a un proprietario corrispondente, e la vaccinazione antirabbica richiesta per l’espatrio deve essere regolarmente effettuata per ogni cane un mese prima dell’espatrio;
- il canile comprensoriale di Ponte Rosso, così come altri canili della zona, è soggetto non solo a prelievi usuali da parte della Pro Animale, ma ad incursioni periodiche di altre organizzazioni tedesche consociate, appoggiate da collaboratori e prestanome locali, che, con il consueto espediente dell’adozione da parte di persone fisiche, prelevano gruppi di cani da ogni canile in modo da costituire carichi da smistare in canili privati e stalli tedeschi e da cedere dietro pagamento, procedendo così gli adottanti a finte adozioni e gli affidanti a finti affidi in deroga ad ogni prescrizione di legge;
- gli animali figurano solitamente affidati a gruppi ristretti e ricorrenti di persone, talché gli stessi individui finiscono per figurare intestatari di un gran numero di animali. Nel caso della Pro Animale, a Wothke Johanna e a Winterling Sabina si affianca Ferenc Zlatka, titolare del rifugio della Pro Animale di St. Radegund (Austria).
- nel caso presente, poiché è giunta all’Ente Nazionale Protezione Animali una segnalazione secondo la quale nell’ampliamento del canile comprensoriale non si sarebbe tenuto conto delle dimensioni minime di box e recinti previste dall’Accordo Stato-Regioni 6/2/2003 in materia di benessere degli animali da compagnia, come recepite dalla Regione Umbria, si aggiunge il sospetto che tale drastico prelievo (40 cani su poco più di 100), già di per sé sconcertante oltre che lontano da ogni corretta e trasparente concezione dell’affido, e progettato inoltre nell’imminenza della ventilata nuova gestione, miri a voler adattare il numero degli animali al numero e alle dimensioni dei box, o anche a stabilire un verosimigliante equilibrio fra il numero degli animali e le eventuali basse richieste dell’aspirante gestore.
- al difuori del caso specifico, i cani sono trasferiti in Paesi nei quali la legislazione non garantisce loro gli stessi diritti che in Italia: in particolare vige la soppressione e non esiste un’anagrafe canina pubblica, talché gli animali, trasferiti in canili e poi a destinazioni non rese note, risultano di fatto in larga parte irrintracciabili.

Per tali ragioni l’Ente Nazionale Protezione Animali

D I F F I D A

dal procedere a tale sedicente affido di massa e dall’autorizzarlo.

Distinti saluti.

Paola Matrigali Tintori
Presidente Sezione ENPA Perugia

CORRIERE DELL'UMBRIA 21 GIUNGO 2009

Assisi (PG) - Chiesti un incontro con il vicesindaco per concedere l'affidamento di Ponte Rosso ad altri soggetti
Canile: "No alla gestione ai tedeschi"
I consiglieri Travicelli e Passeri e l'Enpa "Non c'è iscrizione all'albo"
Lucia Pippi

Assisi (PG) - Il canile continua a far discutere soprattutto per quanto concerne l'affidamento della struttura all'associazione tedesca. Ancora non è stato definito niente da parte
del Comune per questo aspetto particolare. Non c'è stata alcuna richiesta firmata o ufficiale ma solo accordi verbali tra l'associazione e l'amministrazione. Un accordo che si basa però, su 
determinati presupposti che al momento non sono stati ancora chiariti.
Intanto continua il botta e risposta tra l'Enpa e la Pro Animale, l'associazione tedesca che dovrebbe prendere in gestione il canile. In base alle dichiarazioni della Pro Animale tutto sembrerebbe in regola.
Ci sarebbe l'iscrizione al registro delle associazioni, ci sarebbe anche la voglia di lavorare per gestire la struttura nei migliori dei modi. Le adozioni in Germania, almeno secondo quanto afferma nella replica la Pro Animale, sarebbero dettate proprio dal garantire ai cani una migliore sistemazione rispetto a quella che potrebbero avere qui.

La stessa cosa che secondo le dichiarazioni già accade nei loro rifugi sparsi in tutta Italia. Ma l'Enpa e i consiglieri comunali del pd Claudia Maria Travicelli Claudio Passeri hanno rifiutato con due note distinte. "Con richiesta scritta abbiamo domandato alla Regione dell'Umbria copia dell'Albo Regionale delle Associazioni di Protezione animali, nell'albo non risulta assolutamente che la Pro Animale sia iscritta, il tutto è documentato e verificabile negli appositi uffici regionali. Accettando così la posizione dell'Enpa - affermano i consiglieri del Pd - inerente la non iscrizione all'albo regionale da parte della Pro Animale i sottoscritti Consiglieri ribadiscono il grande consenso dei cittadini dimostrato nella raccolta firme per richiedere l'ordinanza al Sindaco, inoltre vogliono rimarcare le preoccupazioni che gli stessi cittadini hanno esposto anche in questa occasione." Ma il discorso di Travicelli e Passeri va oltre.
Soprattutto riguardo al discorso della gestione e dell'esportazione dei cani verso la Germania. "Per chiarire la posizione equivoca dell'amministrazione comunale di Assisi, con il Sindaco e vice sindaco posizioni diverse, abbiamo chiesto un incontro urgente al vicesindaco Bartolini per verificare : la possibilità di raggiungere un accordo condiviso per eliminare definitivamente il rischio di trasferimento dei 40 cani verso la Germania ed evitare che ciò si riproponga. Ma non
solo. Chiediamo infine di valutare la gestione del canile di Ponte Rosso di Assisi ad una Associazione che risponda ai requisiti di legge."

***
Va avanti la petizione per le adozioni degli animali

Assisi (PG) - Sul canile di Ponte Rosso, intanto è iniziata una raccolta firme e una petizione da presentare ai Comuni che fanno parte del comprensorio che fa capo a questa struttura per raccogliere gli animali. Si tratta dei sindaci di Assisi, Bastia Umbra, Cannara, Bettona e Valfabrica. Ai primi cittadini di queste città viene chiesto di fare in modo di vietare tramite un'ordinanza che le adozioni degli animali che arrivano al canile vengano fatte fuori dall'Umbria. Questo garantisce un maggior controllo sugli animali e sul loro futuro in modo
da poter anche controllare lo stato di salute degli animali in qualsiasi momento come prevede una circolare del ministero della Salute che si occupa proprio di questa materia. Una petizione che ha già incontrato molti favori tra la popolazione.

CORRIERE DELL'UMBRIA 27 GIUGNO 2009

Levata di scudi per il canile.
Secondo Menzel della Izt: “Espatriare gli animali significa spesso farli sparire”. 
Legambiente lancia un appello ai sindaci: “Mai all'’estero”.

ASSISI (PG) - (fla.pag.) - Il canile di Ponterosso non vede mobilitati solo i cittadini di Assisi che a breve dovranno aderire ad una raccolta firme, ma anche numerose associazioni italiane (Legambiente) e straniere (Internationaler Zusammenschluss für Tierschutz, Izt) che sono
intervenute sulla vicenda, lanciando un appello ai sindaci dei Comuni d'ambito affinché i cani non vengano portati all'estero e soprattutto perché ci si preoccupi soprattutto del benessere degli animali. "La circolare Veronesi - spiega Giorgia Belforte, responsabile del Circolo
Legambiente Sibilla Aleramo - sottolinea la necessità di accordare gestioni di rifugi non al miglior offerente in senso economico ma riferendosi soprattutto alla garanzia del benessere degli animali non tralasciando di puntualizzare la priorità delle attività dirette al loro affidamento e al relativo controllo”. “Assurdo - continuano - quindi pensare che animali italiani, varcando i confini della nostra nazione, possano avere riscontro su quanto sopra citato. La circolare Garavaglia, invece, metteva in luce l'opportunità di non cedere cani conto terzi ma direttamente alla persona interessata limitando addirittura all'occorrenza il numero degli animali affidati ad ogni individuo od ente. Vorremmo ricordare che tali circolari sono tutt'ora
in vigore, augurandoci che le decisioni dei sindaci interessati e soprattutto dei responsabili della Regione Umbria, vogliano prendere in seria considerazione la legislazione nazionale indirizzando le proprie scelte nel fine comune della tutela degli animali". Dalla Germania
arriva invece la testimonianza di Gabriele Menzel della Izt. Sebbene lì il problema siano i gatti, "importati in gran numero dall'estero, ma le nostre autorità non vogliono pagare per le sterilizzazioni ed il numero dei Comuni che impone il divieto di dare cibo per farli morire di fame è in continuo aumento", non mancano punti dolenti per quanto riguarda i cani, "che - come i gatti - accalappiati e denominati animali trovati e, come da legge, tenuti per un certo periodo nei rifugi affinché il proprietario possa ritrovarli”. “Trascorso tale periodo - continua l’'associazione tedesca - gli animali possono essere ceduti in adozione o vengono trasferiti in altri rifugi: poiché non esiste l'obbligo di
registrazione né un'anagrafe canina nazionale, gli animali spariscono.
Consiglio urgentemente a tutti gli amanti degli animali di non mandare gli animali all'estero con superficialità, poiché in questo modo perdono il diritto di sapere se l'animale va incontro ad un futuro buono o cattivo"



Spariscono nel nulla oltre 300.000 cani!
Le domande sono: cosa è accaduto a questi cani? Dove sono?

numeri stimati:

- Ca. 30.000 a 50.000 cani vengono venduti nei mercati settimanali belgi e nella zona di frotniera polacca e ceca. Se si considera una percentuale molto alta di decessi, il 50% entro i due mesi dall'acquisto, resta un incremento reale della popolazione canina che va dai 15.000 ai 25.000.
- Secondo una valutazione fatta nel 2003 e resa pubblica dalla stampa, la Dr. Med. Vet Christa Wilczek, gerente veterinario, direttore settore
per la protezione animale e zoonosi e autrice di libri tecnici, l'importazione di cani fatta dalle associazioni animaliste ammonta a ca. 200.000
animali l'anno. Nel frattempo però sono aumentati drasticamente le associazioni animalsite importatrici, il numero di rifugi pubblici e privati che vi partecipano ed anche il numero di posti di stallo. Si deve quindi considerare un minimo di 350.000-400.000 cani (valutazione di Tierschutz Schattenseiten).

Reale con un tasso di mortalità minimo di 392592,59 cani ci dovrebbe essere un incremento teoretico di 850.025 cani. Da qui quindi un incrementeo teoretico della popolazione canina totale in Germania di ca. 457.432,41 animali all'anno.

Conteggio al contrario : Con una mortalità di massimo 441.666,66 cani c'è un incrementi di 715.000 cani. Quindi in questo caso si ottiene un incremento teorico della popolazione canina totale in Germania di ca 273.333,34 cani all'anno.

Valori teoretici /chiarimento: A molti cani importati, anche a causa dello stresso del trasporto e del nuovo ambiente, si conclama un'infezione che magari era latente. Molti cani importati a causa del loro imprinting e/o loro storia precedente non riescono ad adattarsi al tipo di vita tedesco. Molti di loro , a causa di quante appena detto, vengono qualificati come cani con problemi comportametnali non curabili e soppressi ufficialmente o ufficiosamente. Comunque molti di questi spariscono. Naturalmente questo riduce la "media" della longevità.

La media della longevità si riduce naturalmente anche a causa dell'importazione di cani anziani e malati. Molti animali che hanno subito danni precedentemente in rifugi dei paesi dell'est e del sud, in Germania vivono solo pochi anni.

Non si riescono a trovare dati attendibili medi. Noi riduciamo i dati suddetti riguardo l'incremento teoretico di 150.000 animali l'anno.

Restano quindi 307.432, ma minimo 123.000 cani all'anno, il cui destino non è chiaro e lo rimarrà sempre.


Sembra certo solo che :

· Non vengono soppressi ed eliminati secondo la legge. Un volume di minimo 123.000 corpi di animali l'anno non potrebbero passare inosservati alle ditte di smaltimento e verrbero resi pubblici..
· Non si trovano in rifugi tedeschi, poiché questi ultimi con un volume minimo di 123.000 animali nel giro di un anno sarebbero al collasso.
· Non vengono uccisi privatamente e sotterrati.Un numero di persone così alto non potrebbe farlo e nemmeno esistono tanti terreni privati
· Una parte dei cani viene nutrito con prodotti alimentari normali e non sono registrati. Ma il loro numero non è statisticamente rilevante.
· In Germania spariscono annualmente tra 307.432 e 123.000 cani, pare nel nulla. Si suppone con grande probabilità che la maggior parte di questi cani provenga dalla protezione animale..

Quasi tutti i cani della cosiddetta protezione animale fatta all'estero vengono importati ufficiosamente, spesso illegalmentein Germania. A fronte di una politica non trasparente della politica di importazione ed affido da parte delle organizzazioni per la protezione animale, c'è l'inspiegabile sparizione di un numero che va sino a 307.432 cani all'anno.

Il sospetto sempre più incessante espresso dia associazioni per la protezione animale straniere e da istituzioni statali, che animalisti tedeschi cedono molti dei cani importati a stabulari e facoltà veterinarie, sembra si stia rafforzando. Almeno associazioni protezionisitiche tedesche, a causa del loro modo di agire, non sono in grado né di smentire questo sospetto e né giustificare le accuse. E nemmeno l'invio di lettere di protesta con allegate foto di cani felicemente adottati servono più a qualcosa. Non in questa quantità enorme e ancora meno senza poter dimostrare la provenienza e l'identitò di ogni singolo cane. Ma proprio quest'ultimo gli animalisti non l'hanno. Non se i cani sono stati importati o esportati illegalmente.

Alle associazioni animaliste non resterà altro da fare che cambiare radicalmente il proprio modo di agire a di intraprendere con le autorià piuttosto una comunicazione invece di un confronto Le autorità , se nulla cambia, sono costrette a vietare tutte le esportazioni di animali randagi.

Fonte http://www.tierschutz-schattenseiten.com/

Enpa, petizione contro la deportazione di cani all'estero

LA ZAMPA.IT 26 GIUGNO 2009

Enpa, petizione contro la deportazione di cani all'estero
Al via la petizione 
«Ti deporto a fare un giro»

E' stata promossa dall’Enpa (Ente nazionale protezione animali), attraverso il proprio sito Web, la petizione «Ti deporto a fare un giro» rivolta al ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, e al Sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, per fermare il fenomeno delle finte adozioni e della deportazione all’'estero degli animali domestici italiani.
La petizione, che in poche ore ha raggiunto circa centinaia adesioni, si prefigge di fermare un
«fenomeno ancora poco conosciuto al grande pubblico ma non per questo meno allarmante».
«Sono milioni gli animali, raccolti in strada, nei canili o presso privati che non sanno più cosa farsene, prelevati durante un’uscita da casa. - afferma l’Enpa - A scadenze fisse, carichi
di cani e gatti partono, senza documenti, da ogni regione d’Italia.
Appena passato il confine, diventano l’oggetto di un commercio assai vantaggioso». «Quello che dovrebbe essere un "rimborso spese" può arrivare fino a 350-400 euro per un meticcio qualunque, indipendentemente dall’età o dallo stato di salute», rileva l’'associazione. «In materia di tutela degli animali - commenta l’Enpa - l’'Italia ha le leggi più avanzate d’Europa; tuttavia il nostro Paese non è esente da colpe che si chiamano abbandono e randagismo. Troppi Comuni e Asl sono ancora inadempienti rispetto ai loro obblighi di tutela e di vigilanza. Così, il rimedio è semplice ed economico: eliminare il problema chiudendo gli occhi sulla deportazione all’estero degli animali in soprannumero».

PETIZIONE

da Giorgia da Civitanova Marche (MC):

Iniziativa lodevole dell'ENPA a cornice di quanto ci viene illustrato da anni da Bairo. Una lotta senza fine fintanto non si vedranno schierate tutte le associazioni, partendo prioritariamente
da quelle a livello nazionale, per un unico scopo senza scendere a compromessi o accettare soluzioni a mezza asta che risolvono solo il randagismo italiano ma non lo stato reale dei "randagi". La petizione è quindi un mezzo per far sentire la voce di tutti a difesa degli animali
e portarla nella sede appropriata che vedrà in tal modo la reale volontà dei veri animalisti i quali, altrimenti, non avrebbero possibilità alcuna di far udire il proprio grido di sdegno contro una delle più aberranti pratiche umane.
Uniti quindi con l'ENPA e con lo stesso BAIRO al quale, l'ENPA, attraverso alcuni suoi rappresentanti che hanno contattato il nostro piccolo Circolo, riconosce "tutto il
merito che gli spetta per il "lavoro" di tutti questi anni".
Giorgia, Circolo Legambiente Sibilla Aleramo, Civitanova M.

lunedì 1 giugno 2009

"Influenza, il virus nato per errore in laboratorio"

Lo studioso Gibbs: non è frutto di un processo naturale
"Influenza, il virus nato per errore in laboratorio"
L'ipotesi
è che sarebbe stato coltivato nelle uova ma si esclude la tesi del
terrorismo biologico. Gibbs: "Non è frutto di un processo naturale".

Il virus della nuova influenza A/H1N1 potrebbe non essere il risultato
di un processo naturale, come è accaduto per i virus pandemici del
'900, ma potrebbe essere nato in laboratorio per un errore. L'ipotesi,
che in un primo momento potrebbe suggerire scenari da fantascienza,
viene da uno studioso stimato e apprezzato a livello internazionale:
l'australiano Adrian Gibbs, uno dei «padri» del farmaco antivitale
oseltamivir. Per questo l'articolo che sta per pubblicare e che ha
inviato in anteprima all'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e
ai Centri statunitensi per il controllo delle malattie (Cdc) ha già
mobilitato i virologi di tutto il mondo. «Preavvertita dell'uscita
dell'articolo di Adrian Gibbs, l'Oms ci ha radunato», ha detto la
virologa Ilaria Capua, direttrice del Centro di riferimento di Fao e
Oie per l'aviaria presso l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle
Venezie e fra gli esperti internazionali interpellati dall'Oms.
Secondo
Gibbs le caratteristiche genetiche del virus A/H1N1 sarebbero tali da
far supporre che sia stato coltivato nelle uova. Queste ultime sono
largamente utilizzate nei laboratori sia per coltivare i virus sia per
coltivare i vaccini. Il virus, sempre secondo Gibbs, si sarebbe evoluto
con un ritmo tre volte più veloce rispetto a quello di altri virus
dell'influenza suina utilizzati come controllo. Ma proprio qui, per
Ilaria Capua così come per altri esperti interpellati dall'Oms, c'è un
primo problema: «L'ultimo virus dell'influenza suina il cui genoma è
stato inserito nelle banche dati risale a 1998, c'è perciò un buco di
dieci anni nelle informazioni. In pratica - ha aggiunto - si fa un
paragone con qualcosa che non è adeguato per avere un confronto
statisticamente attendibile».
Nel dossier che hanno presentato gli
esperti di virologia umana e animale interpellati dall'Oms si esclude,
intanto, l'ipotesi del bioterrorismo: «partendo da punti di
osservazione diversi, giungiamo alla conclusione che manipolazione non
vuol dire bioterrorismo». Resta in piedi l'ipotesi dell'errore in
laboratorio. D'altro canto già nel 1977 un virus influenzale è
verosimilmente uscito da un laboratorio che non aveva adeguati livelli
di sicurezza. Che sia potuto accadere qualcosa di analogo per la nuova
influenza A/H1N1 è comunque tutto da dimostrare. «Per ora è un'ipotesi
non sostenuta da dati sufficienti», ha detto Capua. «Ci troviamo una
volta ancora a constatare che per comprendere l'origine dei patogeni
nell'uomo bisogna avere banche dati sui patogeni animali», ha rilevato
Capua, che due anni fa dalle maggiori riviste scientifiche
internazionali lanciò un appello perchè tutte le sequenze genetiche dei
virus influenzali animali e umani venissero inserite in una banca dati
pubbli
camente accessibile ai ricercatori di tutto il mondo.


da
Enrica da Cremona):


Nessuno pagherà per l'orrore che in questo
momento sta divampando in Egitto, dove centinaia di migliaia di maiali
vengono massacrati in modo vergognoso, come lo stesso video mostra. Un
filmato da apocalisse: camionate di esseri viventi che sbattono questi
animali da una parte all'altra neanche fossero sacchi di merda.
Cuccioli picchiati con una violenza indicibile contro le ruspe, adulti
che calpestano i loro simili.......camion carichi di suini che si
dibattono disperatamente davanti ad una morte che supera ogni tipo di
inferno immaginabile. Guardate il video.. Siamo nel XXI secolo, in
un'era in cui simili infamie dovrebbero essere finite, invece pare che
per gli animali sia solo un nuovo inizio. Un inizio all'insegna della
sofferenza elevata all'ennesima potenza...
Devo trattenermi, perchè ciò
che vorrei scrivere non si fermerebbe a queste sterili parole, ma
auguro la stessa fine a chi si macchia di simili barbarie. Credo di
aver reso l'idea.
Enrica



LA ZAMPA.IT
17 MAGGIO 2009


Nuova
influenza, video choc sul massacro dei maiali in Egitto
Ammassati come
sacchi di sabbia e uccisi con sostanze chimiche

IL CAIRO (Egitto)
Nonostante le autorità sanitarie internazionali abbiano stabilito che
sia inutile, in Egitto continua il massacro di maiali come misura
preventiva nei confronti della nuova influenza. Lo testimonia un video
choc realizzato dal quotidiano indipendente Al-Masri Al-Yom e diffuso
su YouTube dove è già stato visto da circa 25mila internauti suscitando
indignazione e sconcerto. Il filmato mostra i poveri animali mentre
vengono ammassati a suon di botte e sprangate su camion come fossero
sacchi di sabbia piuttosto che esseri vivi. Qui vengono versate loro
addosso sostanze chimiche che li uccidono nel giro di 30-40 minuti,
quindi quindi sotterrati in fosse. Un modo di uccidere gli animali che
va contro anche la legge del Corano. Le autorità sostengono di uccidere
i maiali sgozzandoli ma nel video non appare alcuna traccia di sangue.
Benché in Egitto non sia stato confermato alcun contagio da virus H1N1,
il governo ha ordinato l’abbattimento di 250mila capi. Questa misura
ha, come unico effet
to, quello di danneggiare la minoranza cristiana
copta, dal momento che i musulmani non mangiano carne suina.
Intellettuali arabi, cristiani e musulmani, hanno accusato il regime di
Hosni Mubarak di aver architettato questa misura con l’opposizione
islamica dei Fratelli musulmani che hanno fatto campagna contro l’
allevamento di maiali in «terra d’Islam».
VIDEO

Nuova influenza, il
massacro suino in Egitto
Nonostante le autorità sanitarie
internazionali abbiano stabilito che sia inutile, in Egitto continua il
massacro di maiali come misura preventiva nei confronti della nuova
influenza. Lo testimonia questo video choc realizzato dal quotidiano
indipendente Al-Masri Al-Yom e diffuso su YouTube dove è già stato
visto da circa 25mila internauti suscitando indignazione e sconcerto.
Maiali, anche piccolissimi, spostati da un camion all'altro utilizzando
escavatrici. Molti animali sono vivi, altri sono agonizzanti dopo
essere squartati o sgozzati.
http://www.lastampa.
it/multimedia/multimedia.asp?
p=1&pm=2&IDmsezione=59&IDalbum=17779&tipo=VIDEO#mpos



LO SCHERMO
18
MAGGIO 2009

Influenza "suina". Chi pagherà per questo?

Anna Benedetto

ROMA - Anche in Italia si sta per fortuna abbassando l'allarmismo
lanciato riguardo alla cosiddetta "influenza suina". Una banale
influenza la cui notizia, manipolata ad arte e rimbalzata sui mass
media, ha provocato la morte cruenta ed il maltrattamento di moltissimi
maiali. Impossibile contare quanti e in quanti Paesi. Nonostante le
autorità sanitarie internazionali abbiano stabilito che lo sterminio
dei maiali sia una misura assolutamente inutile contro il diffondersi
della malattia, in Egitto continua però il massacro di maiali come
misura preventiva. Lo testimonia un video choc realizzato dal
quotidiano indipendente
Al-Masri Al-Yom e diffuso su YouTube. Il
filmato mostra questi esseri viventi ammassati a suon di botte e
bastonate su camion, dove vengono cosparsi di sostanze chimiche che li
uccidono per poi essere sotterrati. Tutto questo nonostante in Egitto
non ci siano conferme di contagio da virus H1N1.Quanta responsabilità
hanno i media che hanno fatto da cassa di risonanza ad una falsa
notizia, avvallandola e rendendolà realtà? Chi pagherà per questo?



VIRGILIO NOTIZIE
18 MAGGIO 2009

Nuova Influenza/ Egitto, Esposto Ong:
Maiali sepolti vivi
Campagna governativa macellazione suini: finora
93mila

"Amici degli Animali", organizzazione egiziana non governativa
impegnata nella difesa dei diritti degli animali ha presentato un
esposto al procuratore capo del Cairo contro il ministro
dell'Agricultura egiziano, Amin Ebatha, per "avere autorizzato la
sepoltura di maiali vivi, violando le convenzioni internazionali che
regolano la macellazione degli animali in caso di epidemie". Lo scrive
oggi, il sito web della tv satellitare al Arabiya che riporta l'accusa
degli animalisti locali contro "lo sterminio" dei suini. "avevamo
proposto al governo di offrire la carne dell'animale regolarmente
macellato - ha detto il rappresentante di 'Misericordia Egiziana',
un'altra organizzazione animalista - ai leoni e le tigri degli zoo in
tutto il paese, ma non c'è stato niente da fare". Il governo egiziana,
per evitare il rischio di contagio contro la febbre suina ha lanciato
una campagna per la macellazione di tutti i maiali del paese che
secondo le stime ufficiali sarebbero Oltre 300mila capi di b
estiame.
La drastica misura ha provocato le proteste soprattutto della comunità
cristiana. Secondo dati ufficiali riportati dall'emittente araba, ad
oggi, sarebbe "oltre 93mila i capi di bestiame" soppresso dall'inizio
della campagna governativa.



LEGGO
18 MAGGIO 2009

FEBBRE SUINA,
EGITTO CHOC "COSÌ MASSACRANO I MAIALI"

Forti polemiche si stanno
sviluppando al Cairo a livello politico e religioso dopo che il
quotidiano indipendente Masri Al Youm ha diffuso un video, poi ripreso
anche da Youtube, sulle procedure crudeli, immortalate dalle immagini,
applicate in Egitto per uccidere i maiali addirittura con calce viva.
Il governo ha deciso l'eliminazione dei suini lo scorso aprile, dopo la
diffusione della nuova influenza, nonostante che nel Paese non se ne
sia verificato alcun caso. Buttati in betoniere, colpiti con violenza
con sbarre di ferro, innaffiati con calce viva o altri prodotti chimici
mentre sono ammassati fino a 400 nei camion che li trasportano verso
discariche, i maiali - apparentemente solo le femmine e i cuccioli,
mentre per i maschi adulti l'eliminazione verrebbe fatta secondo
procedure normali e autorizzate - vengono poi seppelliti in fin di
vita. Il luogo in cui vengono ricoperti con sabbia è indicato dal
giornale con il nome di Abu Zabal, una località alla periferia della
capitale.
Il video ha suscitato proteste e reazioni da parte di
esponenti religiosi e politici. La polemica sottende anche la
circostanza che i maiali sono allevati solo dai copti egiziani, mentre
i musulmani considerano la carne suina «impura» ed il Corano vieta loro
di consumarne. Per l'editorialista Salama Ahmed Salama è «la stupidità
umana più che una malattia dei maiali» a spiegare la decisione presa
dal potere egiziano rispetto ad una crisi virtuale. Alcuni accusano il
regime egiziano di essersi accordato con i Fratelli Musulmani che hanno
sempre fatto propaganda contro gli allevamenti di suini «in terra
islamica». Tra i politici che hanno preso posizione figurano il
presidente dell'Assemblea del Popolo ( la Camera dei deputati), Ahmed
Fathi Sorour, secondo il quale l'eliminazione dei capi dovrebbe «essere
fatta in modo civile e umano», mentre le procedure che vengono seguite
«non sono consone alla civiltà dell'Egitto». Anche un'altra
parlamentare, Ilhami Girgis, ha condannato il «massa
cro inumano di
maiali in Egitto». Per Girgis il governo ha fallito nel prendere la
decisione di sgozzare i suini per la nuova influenza, così come non ha
preso in considerazione il futuro di mezzo milione di persone
danneggiate da quella decisione. Infine lo sheikh Salim Mohamed Salim,
capo del consiglio delle fatwe dell'Università di Al Azhar afferma che
l'uccisione anche di un solo animale, «qualunque sia, anche un maiale,
è strettamente proibita dall'Islam».

COME DON CHISCIOTTE





COME DON CHISCIOTTE
11 MAGGIO 2009
NON SENTIVA PIU' LE URLA DEGLI ANIMALI, NE' VEDEVA IL SANGUE SCORRERE

DI JASON MILLER
Thomas Paine's Corner
Nota dell'autore: dedico questo
pezzo ai coraggiosi difensori degli animali e ai salvatori che
costituiscono l'ALF, il Justice Department, l'Animal Liberation Brigade
e altri gruppi militanti di azione diretta che stanno lottando contro i
vivisettori e il resto della loro genia, i quali costituiscono il
complesso dello sfruttamento animale. Data l'incessante natura del
tormento sistematico e del massacro di milioni di altri esseri
senzienti che ha luogo giorno dopo giorno, sono inevitabili delle
risposte violente da parte di persone che amano gli animali non umani,
in quanto mezzo moralmente accettabile di auto-difesa allargata per
conto delle vittime senza voce ed indifese. Come ha supposto il mio
stretto collaboratore, dottor Jerry Vlasak -- e sono d'accordo al 100 %
-- l'omicidio di uno o due vivisettori salverebbe probabilmente milioni
di vite di animali non umani. E, data la sempre più incandescente
situazione presso l'UCLA, chissà cosa potrebbe accadere?
Impiegando una
miriade di tattiche e strategie, quelli di noi che vogliono vedere le
gabbie vuote prevarranno. Come ha dichiarato un altro mio fermo
alleato, il dottor Steve Best, durante una conferenza che ha tenuto ad
Oxford nel 2005: "rendiamo la vivisezione un tabù". Sogno quel giorno.
"Il fisiologo non è un uomo del mondo. E' uno scienziato, ossia un uomo
preso e assorbito da un'idea scientifica che persegue; non sente più le
urla degli animali, nè vede il sangue scorrere; vede solo la sua idea:
organismi che gli nascondono problemi che vuole scoprire. Non si sente
nel bel mezzo di un'orribile carneficina; sotto l'influsso di un'idea
scientifica, ricerca con piacere un filamento nervoso dentro della
carne livida e maleodorante, che per un'altra persona sarebbe oggetto
di disgusto ed orrore".
–Claude Bernard
Per vivisezione si intende
l'anacronistica pratica di condannare animali non umani alla sterilità,
l'isolamento e la prigionia in gabbie di laboratorio, sottoporli ad
amputazioni, punture, bastonate, shock elettrici, bruciature,
avvelenamenti e che, inoltre, sembra essere molto più vicina alla
tortura medioevale che alla ricerca scientifica del 21esimo secolo.
Appropriatamente, la storia della vivisezione ha le sue radici negli
editti religiosi medievali, che proibirono la dissezione di cadaveri
umani (1). E l'antropocentrismo è così profondamente inculcato nella
nostra psiche che, pur vivendo in un'era "illuminata", continuiamo con
la nostra barbarie collettiva basata su una dottrina clericale per cui
dei cadaveri umani in decomposizione erano più sacri di esseri
senzienti respiranti e vivi.
Approposito di dottrina clericale, Claude
Bernard, il "Padre della Fisiologia", il cui principale mezzo di
indagine era la vivisezione, ricevette un'educazione gesuita e crebbe
nella Francia del 19esimo secolo (2). Bernard era ossessionato dalla
nozione per cui tutti i progressi scientifici significativi, in
particolare nella medicina, potevano venire solo dal laboratorio."Come
la mette lo storico della medicina Brandon Reines: l'effetto reticolare
delle pubblicazioni di Bernard sul pancreas servì a canonizzare
l'elemento vivisezionista della sua medicina sperimentale, a spese
delle analisi cliniche. I suoi successivi lavori pedagogici portarono
ad una ulteriore diminuzione nell'impatto degli studi clinici, e un
corrispondente aumento del dramma dei già allora allettanti esperimenti
su animali" (3) Il laboratorio di Bernard era una casa degli orrori per
animali non umani, pieno di grottescherie e dolore oltre ogni
immaginazione, tra cui forni in cui arrostiva le sue vittime ancora vi
ve (4). Sfortunatamente, l'influenza di Bernard restò potente fino al
giorno d'oggi, portando molti scienziati ad affidarsi quasi
esclusivamente alla vivisezione - con un'enfasi virtualmente nulla
sugli altri metodi di ricerca.
Come le primitive religioni e i dogmi
scientifici che l'hanno generata, la vivisezione è una reliquia del
passato che è sopravvissuta alla sua utilità, se mai ne ha avuta una.
Da una prospettiva di liberazione animale, non ci sono giustificazioni
morali per torturare e assassinare animali non umani in modo da far
"avanzare la scienza", ma anche se considerata da una inveterata ma
intelligente prospettiva specista, la vivisezione è una pratica
deleteria, per il suo tremendo spreco di tempo, denaro e sforzo, ed è
più una minaccia alla salute umana che una salvaguardia della stessa.A
causa delle molte differenze anatomiche, fisiologiche, genetiche e
comportamentali tra specie (differenze che Bernard ha scartato nel suo
zelo per dimostrare che "tutta la materia vivente obbedisce alle stesse
leggi fisiologiche") (4), i test condotti su animali non umani sono
solo dal 5 % al 25 % accurati nel prevedere l'impatto che avranno sugli
umani le sostanze testate o i trattamenti (5), e uno studio
del 1994
che è apparso nel rapporto SCRIP ha determinato che solo 6 delle 114
sostanze considerate, tossiche per gli umani, lo erano anche per gli
animali non umani (6). Gli animali non umani sono un pessimo termine di
riferimento rispetto alle persone.
Secondo Pro Anima (Francia), oltre
un milione di persone sono morte prematuramente quest'anno nell'Unione
Europea per via di sostanze tossiche introdotte nel loro cibo o
ambiente che erano state testate su animali e considerate sicure (7).
Milioni di animali non umani vengono vivisezionati ogni anno per
assicurare la nostra "sicurezza" quando prendiamo dei farmaci. E noi,
quanto sicuri siamo? Considerato che le reazioni avverse ai farmaci
sono la quarta principale causa di morte, e alla base del 15 % degli
ingressi in ospedale, i farmaci uccidono oltre 100.000 persone all'anno
(più delle droghe) e le reazioni avverse ci costano oltre 130 miliardi
di dollari in spese mediche all'anno (8).
Nel dicembre 2003, il dottor
Allen Roses, vice-presidente a livello mondiale del dipartimento
genetico della GlaxoSmithKline, il più grande produttore farmaceutico
della Gran Bretagna, ha ammesso le gravi limitazioni dei farmaci per
cui vengono sacrificati gli animali non umani, dichiarando "La grande
maggioranza dei farmaci - oltre il 90 per cento - funziona solo nel 30
o 50 per cento delle persone", ha detto il dottor Roses. "Non direi che
la maggior parte dei farmaci non funziona. Direi che la maggior parte
dei farmaci funziona per il 30-50 percento delle persone. I farmaci sul
mercato funzionano, ma non funzionano per tutti" (9).
Per un mucchio di
altri esempi (troppo numerosi per citarli qui) che rivelano l'antiquata
e cruda natura dei risultati provenienti dalla vivisezione, si veda il
rapporto del 2007 intitolato "Do No Harm" che è stato redatto dalla AD-
AV Society della British Columbia nel settembre 2007 (10).
Nonostante i
suoi dimostrabilmente pessimi risultati, e nonostante gli eccitanti
progressi in genetica e in altre aree della scienza, e il rapido
sviluppo che rende la vivisezione antiquata ed obsoleta, essa persiste,
non perchè porti la "verità", ma piuttosto perchè offre ampie occasioni
di profitto su e giù nella lunga catena della "ricerca". C'è una
tremenda pressione tra colleghi ed una profonda inerzia accademia
affinché si continui a imprigionare e torturare altri esseri senzienti.
Le ragioni sono molte, ma a parte il fatto che la vivisezione è
un'ortodossia profondamente radicata che viene tramandata da una
generazione di ricercatori ad un'altra, e a parte che la ricerca su
animali non umani viene pubblicata facilmente (non sono pochi gli
incentivi per praticarla negli ambienti "pubblica o muori" delle
università), la vivisezione – soprattutto – produce e garantisce
denaro. Continua ad essere tenuta in grande considerazione e
pesantemente promossa nelle comunità mediche e scie
ntifiche, in quanto
molte università sono arrivate a dipendere fortemente dalle garanzie
multi-milionarie che ricevono per finanziare la ricerca su animali non
umani, anche quella che è frivola o ridondante.
Big Pharma, tra i più
grandi sostenitori e beneficiari della ricerca su animali non umani,
usa la sua ampia influenza - un'influenza derivata da ricche tasche e
ancora più ricche relazioni incestuose con legislatori, controllori del
governo, giornali medici, istituzioni a finanziamento pubblico, e
dottori (11) - per sostenere la menzogna secondo cui sarebbe
impossibile innovare e commerciare nuovi farmaci senza la vivisezione.
Poison Pill, un libro di Tom Nesi, fornisce una decostruzione da una
prospettiva interna all'industria di comela Merck fu in grado di
portare in commercio il Vioxx, un farmaco che ha potenzialmente ucciso
decine di migliaia di persone (12). Per queste leviataniche aziende
farmaceutiche, la barbarie della vivisezione e l'inefficienza sono
irrilevanti. Per assicurare il flusso ininterrotto dei loro immensi
profitti, hanno bisogno della vivisezione per accelerare il processo di
approvazione, in modo da dare ai consumatori l'illusione della
sicurezza, e per protegg
ersi dalle ripercussioni legali (13).
E non
dimentichiamo la quantità di affaristi subordinati che raccolgono bei
soldi dall'industria della vivisezione. Tra questi ci sono le aziende
che allevano (o catturano) e vendono animali non umani ai vivisettori
(14), le compagnie che praticano la vivisezione come forma di appalto
(15), i produttori di gabbie, i produttori di equipaggiamento
scientifico, e molti altri.
La biologia evoluzionista predice, mentre
la contemporanea biologia molecolare conferma, che differenze molto
piccole tra specie, al livello genetico, invalidano la nozione storica
per cui gli esperimenti su animali possono portare a cure e trattamenti
per malattie umane.
–Ray Greek, MD
Quando avremo riacquisito i nostri
cuscinetti morali, superato i dogmi ed il denaro, e buttato la
vivisezione nel cestino della storia, come faremo avanzare la nostra
conoscenza medica e come determineremo quali terapie mediche, farmaci e
prodotti di consumo sono ragionevolmente sicuri?
C'è una miriade di
modi, e mentre gli Stati Uniti hanno dimostrato una feroce resistenza a
disfarsi del paradigma vivisezionista (con una commissione del
Congresso che ha approvato solo 4 delle potenziali 185 alternative ai
testi su animali non umani), possiamo guardare all'Europa, che ha
approvato 34 alternative e ne sta sviluppando altre 170 (16).
Se
ponessimo fine all'abominevole pratica della vivisezione oggi stesso,
le scienze mediche e biologiche continuerebbe a progredire con gli
studi clinici ed epidemiologici, che hanno collegato fumo e cancro ai
polmoni dopo che anni di vivisezione non avevano dimostrato la
relazione di causa ed effetto; autopsie, biopsie, studi post-mortem,
che hanno aiutato enormemente i ricercatori nell'identificare e capire
molte malattie; studi sugli effetti collaterali dopo l'immissione nel
mercato; lastre, che hanno permesso importanti scoperte sull'anatomia e
fisiologia umana; test su cellule in vitro e su culture tessutali;
modelli informatici, utilizzabili per testare potenziali nuovi farmaci;
cromatografia e spettroscopia (17).
E dal generale, ci spostiamo a
qualche esempio specifico: nel febbraio 2008, lo NIH e l'EPA hanno
iniziato un progetto di cinque anni per ridurre l'uso di animali non
umani nei test di tossicità. I loro sforzi congiunti impiegheranno
tecnologia robotica e test in vitro al posto della vivisezione (18).
Due biochip, chiamati Metachip e Datachip, sono stati sviluppati nel
2007. Ognuno contiene degli enzimi umani e delle cellule che possono
essere usati per predire come un corpo umano risponderà ad un farmaco
(19).
Negli ultimi mesi, dei bioingegnieri alla Brown University hanno
creato con successo delle "strutture cellulari tridimensionali a
partire da "blocchi di costruzione" di cellule viventi". Il loro scopo
finale è creare dei "modelli tessutali" per replicare gli organi umani
(20).
Al MIT, l'ingegnere biologico Linda Griffith, sta lavorando verso
altre vie di simulazione degli organi umani. Piazzando un chip nel
tessuto del fegato umano, ha dato agli scienziati un mezzo potente per
studiare l'interazione del fegato con farmaci e prodotti chimici (21).
Nel dicembre 2008, la professoressa Christine Mummery del Leiden
University Medical Center, nei Paesi Bassi, si è rivolto alla British
Pharmacological Society e ha spiegato come i ricercatori potrebbero
coltivare cellule del cuore umano a partire dalle cellule staminali
embrionali, testandole su quelle anzichè su animali non umani (22).
Queste sono solamente alcune delle molte opzioni che i ricercatori
possono scegliere al posto dei test su animali non umani. Eppure,
nonostante abbiano numerosi strumenti a loro disposizione, e nonostante
il fatto che la prigionia e la tortura di altri esseri senzienti sia un
abominio morale, la comunità scientifica, guidata dall'ortodossia, il
denaro, e il complesso dell'industria animale, abbraccia saldamente la
vivisezione.
Quanto a lungo permetteremo al fantasma di Claude Bernard
di continuare a praticare il suo sadismo e la sua scienza malata?
Riferimenti:
[1] http://www.mercyforanimals.org/vivisection.asp
[2]
http://en.wikipedia.org/wiki/Claude_Bernard
[3] http://www.
hughlafollette.com/papers/BERNARD.HTM
[4] http://www.animalvoices.
org/adav/1.essays.bernard.html
[5] http://www.shac.net/science/intro.
html
[6] http://www.animalaid.org.uk/h/n/CAMPAIGNS/experiments/ALL/730/
[7] http://www.animalaid.org.uk/images/pdf/vivisection.pdf
[8] http:
//www.navs.org/site/PageServer?pagename=ain_sci_drugdev
[9] http://www.
independent.co.uk/news/science/glaxo-chief-our-drugs-do-not-work-on-
most-patients-575942.html
[10] http://www.bcconversationonhealth.
ca/media/AD-AV_Submission.pdf
[11] http://www.thenation.
com/doc/20020805/newman20020725
[12] http://www.tomnesi.org/press.htm
[13]http://www.animalliberationfront.com/Philosophy/Animal%
20Testing/Industry_Science/Why%20the%20FDA%20Requires%20Animal%
20Testing.html
[14] http://en.wikipedia.
org/wiki/Charles_River_Laboratories
[15] http://www.sourcewatch.
org/index.php?title=Covance_Laboratories
[16] http://www.washingtonpost.
com/wp-dyn/content/article/2008/04/11/AR2008041103733.html?hpid=topnews?
=new
[17]http://www.neavs.
org/betterscience/bettersci_benefits_of_using_nonanimal_tests_biomedical
_research.htm
[18] http://www.scientificamerican.com/article.cfm?
id=feds-agree-to-toxicity-test&page=2
[19] ibid
[20]http://www.boston.
com/business/healthcare/articles/2009/03/30/are_the_lab_rats_days_numbered/?
page=1
[21] ibid
Jason Miller è un convinto anti-capitalista, vegan
staight edge, liberazionista animale, e addetto stampa per il North
American Animal Liberation Press Office. E' anche redattore e fondatore
di Thomas Paine's Corner.
Thomas Paine's Corner vi vuole linkare il
materiale più recente e i classici senza tempo disponibile nel nostro
vario e ricco sito. Se volete riceverli, digitate "TPC subscription"
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Per gli
ultimi aggiornamenti sul movimento di liberazione animale, visitate
NAALPO su http://www.animalliberationpressoffice.org/
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Paine attraverso la funzione di "ricerca" e diventate un fan.
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Thomas Paine's Corner presso http://www.myspace.com/anarchovegan
Jason
Miller
Fonte: http://civillibertarian.blogspot.com/
Link: http:
//civillibertarian.blogspot.com/2009/05/he-no-longer-heard-cries-of-
animals-or.html
09.05.2009
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a
cura di CARLO MARTINI



"la vita
e la morte", alcuno di noi ha vero timore di queste due condizioni, la
vita la conosciamo e bene o male tentiamo di condurla a nostro
piacimento; la morte la conosceremo veramente solo dopo che la stessa
ci avrà preso, quando però non saremmo più in grado di descriverne
emozioni e senzazioni da trasmettere a chi rimane su questa terra. Il
vero terrore è la sofferenza, il dolore, il vedere il corpo smembrato
in ogni sua parte. Il dolore lo conosciamo con tutti noi stessi e con
ogni forza e mezzo cerchiamo di allontanarlo. Non so in quante altre
parti d'Italia si usa questo detto qualora ci si trovi ad assistere a
scene di estrema sofferenza: " non lo auguro nemmeno ad un cane".
Purtroppo vi è gente che in effetti "non augura ad un cane", ma ne
prende pienamente possesso dedicando a quel povero corpo, senziente,
cosciente, pieno di cellule nervose, ogni possibile atto deplorevole:
"animalari", guardate bene le immagini esposte in questo messaggio,
guardate la crudeltà verso la
quale indirizzate poveri corpi coperti
di pelo che si affidano alle vostri mani con fiducia non sapendo che
altre mani se ne approprieranno con sapiente maestria riducendoli a
brandelli in nome della salvezza dell'umanità. Quanta iprocrisia:"
occhio non vede, cuore non duole". Fate bene a cercare di sfuggire
certe immagini: il sangue che sgorga da quelle povere membra sgorgherà
un domani dalla vostra anima ed il dolore che proverete, l'angoscia e
lo strazio sarà molto maggiore di ciò che con la vostra pura
incoscienza state procurando ad esseri indifesi. Attraverso il triste
rito della vivisezione quelle anime innocenti hanno già guadagnato il
"loro paradiso", attraverso i vostri gesti criminali, il vostro inferno
vi sta già aspettando. Nel frattempo cominciate a presagirne l'odore ed
il disgusto attraverso gli incubi che vi auguro di avere ogni volta che
chiudete gli occhi.
Giorgia, Civitanova M.

da Enrica da Cremona:


Riguardo alle info riportate in cui si addita l'ALF come una
organizzazione terroristica non vista di buon occhio dall'opinione
pubblica, che fa solo danni violando le leggi, vorrei rispondere con
l'articolo che vi riporto sotto. Un omaggio ad ALF che condivido,
poichè davanti agli orrori e alle violenze che la maggior parte degli
umani perpetrano nei confronti di milioni di animali, sono l'unica
goccia d'acqua in un mare di sangue.
Gli animalisti sono violenti,
mentre chi seziona corpi ancora pulsanti, o costringe creature di ogni
specie alla prigionia a vita e ad altre nefandezze, sono angeli.....dei
veri santi.......!!!!!!!!
Due pesi due misure per l'uomo e l'animale,
così diversi, eppure così simili, poichè entrambi conoscono il dolore e
ne hanno terrore. Se solo si potesse provare per pochi attimi la
disperazione di queste milioni di vite, l'agonia, la paura, la
solitudine in cui sono costretti a vivere, nella totale indifferenza
del dio Uomo che li usa e li abusa a suo piacimento, forse si capirebbe
quanto sia orribile il ritratto del genere umano dinnanzi alle altre
vite non umane.
Enrica

giovedì 19 marzo 2009

No allo stabulario all'Universita di Trieste

Vogliamo un'universita' luogo di cultura non di tortura
No allo stabulario all'Universita di Trieste

Nell'ambito dell'Universita' degli Studi di Trieste vi e'
anche uno Stabulario, cioe' un allevamento di animali da laboratorio
destinati alle sperimentazioni in vivo, che opera su autorizzazione del
Comune e del Ministero della Salute anche come stabilimento
utilizzatore degli animali per esperimenti autorizzati dal Ministero o
su semplice autocertificazione.
Lo stabulario di Trieste, che e'
dotato anche di sale di sperimentazione e sala operatoria, alleva ed
usa anfibi, polli (pulcini), topi, ratti, cavie, conigli e opossum.
Dal 2004 l'Universita' di Trieste e' inoltre membro fondatore di un
Centro Interuniversitario per la Sperimentazione Animale che comprende
anche Padova e Verona, dove ha sede un centro ricerche della
multinazionale farmaceutica Glaxo che risulta autorizzato all'utilizzo
di cani, gatti e scimmie.
Gli animali che non muoiono negli esperimenti
vengono uccisi per fine studio, espianto di organi, malattia, o per
semplice soprannumero, tramite asfissia con anidride carbonica,
torsione del collo, decapitazione, eutanasia chimica.
La fatiscenza
dello Stabulario dell'Universita' e' comunque tale che nel 2000 e 2006
vi si sono dovute realizzare opere urgenti di messa in sicurezza, e gli
animali gia' reclusi e destinati a sorte atroce vi sono tenuti in
condizioni di sovraffollamento dichiarate 'ai limiti della chiusura',
con problemi di igiene tali che nel 2007 sono costati ben 50.000 euro.
L'Universita' prevede la demolizione, la ricostruzione e l'ampliamento
dello Stabulario per una spesa totale di 950.000 euro (circa 1.900
milioni di vecchie lire) di fondi regionali e ministeriali, in due
lotti di lavori: il primo, di circa 460.000 euro, risulta finanziato,
mentre al secondo la Regione Friuli Venezia Giulia ha gia' destinato
386.000 euro, ed altri 72.000 dovrebbero venire dal Ministero.Mentre
mancano fondi per le piu elementari necessita della didattica : le
strutture sono fatiscenti , non ci sono fondi per il materiale
bibliotecario sempre piu ridotto , i riscaldamenti non funzionano e
.....
Invece di sviluppare metodi alternativi alla sperimentazione
animale come previsto anche dalle linee guida del comitato etico
d'ateneo l'universita di Trieste costruisce un nuovo lager per animali.
Tutto questo per gli enormi interessi economici che gravitano attorno
alla sperimentazione animale
L'ampliamento dello stabulario e' anche
figlio di una retorica che vuole presentare l'Universita' di Trieste e
le strutture scientifiche che gravitano attorno a questa come baluardi
della ricerca scientifica.
Ricerca vista come bene assoluto e in quanto
neutrale superiore alle considerazioni etiche e politiche
Mentre la
scienza e le ricerche scientifiche come ogni altra forma di produzione
umana e' soggetta ad interessi economici e politici , parlare di
ricerca scientifica come di qualcosa di neutrale votato solo al bene
dell'umanita e' pura falsita' o - nella migliore delle ipotesi - un
segno d'ignoranza ed ingenuita'.
Non vogliamo sprecare ulteriori parole
contro la crudele pratica della sperimentazione animale: la rete e
testi molto autorevoli forniscono un'ampia argomentazione in materia .
Vogliamo solo mostrarvi un filmato che mostra tutta la crudelta' della
sperimentazione animale
Scarica il filmato da questo indirizzo
internet :
Clicca sulla scritta ''mouse bleeding'' sottolineata in
blu. ( forse verrà tolto per ovvi motivi, visto il girare di questa
segnalazione )
La crudelta' e l'orrore di questo filmato sono
ulteriormente amplificate dal fatto che queste immagini non sono state
rubate da qualche animalista infiltrato come spesso avviene in questi
casi: al contrario, il filmato che vedrete si trova nella pagina
dedicata allo stabulario del sito web del universita di Trieste.
Il
video vuole pubblicizare l'attivita' dello stabulario, farne una
dimostrazione di prestigio per l'universita' , mostrando una totale
apatia verso la sofferenza di un essere indifeso.
I vivisettori sono
talmente privi di coscienza etica e sicuri del loro operato che non
pensano nemmeno per un attimo che queste immagini possono solo
suscitare orrore e disgusto nei visitatori del sito!
Non ci sono parole
per descrivere la freddezza e la crudelta' di queste immagini.
Mostriamo il nostro disgusto scrivendo al rettore (rettore@units.it) e
all'ufficio relazioni con il pubblico del universita' di trieste
(urp@units.it) per chiedere il blocco del progetto del nuovo stabulario
e la fine della sperimentazione animale all'interno dell'universita!
Nelle e-mail non siate offensivi ma mostrate cortesemente la vostra
opposizione alla vivisezione
L'universita e' molto attenta alla
propria immagine pubblica: se sveliamo cosa si cela dietro a questa
candida facciata, il progetto dello stabulario potrebbe trovare seri
problemi.
Lo stabulario macchia di sangue l'immagine dell'Universita
di Trieste
A questo indirizzo trovate il "listino Prezzi"...........
non ho parole !!!! http://www2.units.it/~cspa/stabulario/TarifStab.pdf

mercoledì 11 febbraio 2009

VIVISEZIONE NEL 2007 ESPORTATI 150.000 CANI

Animali. Nel 2007 esportati clandestinamente 150.000 cani
Destinati a laboratori di vivisezione e sperimentazione animale

http://notizie.it.msn.com/approfondimento/articolo.aspx?cp-documentid=13944010
© APCOM
Milano, 9 feb. (Apcom) - Sono almeno 150.000 i cani che nel 2007 sono stati esportati clandestinamente fuori dall´Italia destinati molto probabilmente ai laboratori di vivisezione e di sperimentazione animale, ma anche molto probabilmente all´industria della trasformazione alimentare abusiva nei paesi balcanici e nei paesi dell´ex Unione sovietica o dell´Asia per la realizzazione di cibo per animali.
Ma non solo queste sono i destini crudeli riservati ai cani vittime di un vero e proprio racket che si contrappone per numeri a quello delle importazioni clandestine di cuccioli che provengono dall´Est Europa.
In particolare per alcune razze pregiate di cani da caccia o da tartufo esiste una vera e propria tratta, in questo caso si tratta solo di alcune centinaia di esemplari all´anno (in prevalenza cuccioli) che vengono venduti clandestinamente negli altri paesi, con la scusa delle adozioni private, mentre esiste una tratta anche tutta italiana per queste razze pregiate di cani, in buona parte rapiti in regioni come la Toscana per poi essere immessi attraverso venditori abusivi compiacenti sul mercato nazionale dei cani di razza pregiata.
I dati sono contenuti nel dossier che l´Associazione italiana difesa animali e ambiente sta predisponendo e che sarà consegnato nei prossimi giorni alle autorità competenti. I dati sono desunti dalle denunce ricevute dagli sportelli online e dal telefono amico dell´associazione animalista Aidaa come dai dati contenuti nelle denuncie presentate nel corso del 2007.
A questi numeri impressionanti per i quali il giro di affari supera abbondantemente i 30 milioni di euro, bisogna aggiungere gli oltre 25.000 cani che ogni anno vengono usati dal racket delle elemosine, gestito principalmente dai gruppi malavitosi rom o comunque provenienti in prevalenza dalla Romania che oltre ai cani coinvolge migliaia di anziani e bambini costretti a elemosinare sulle strade delle città e dei borghi italiani.
Un'attività che frutterebbe secondo una stima dell´Aidaa almeno 95 milioni di euro l´anno.
Infine occorre aggiungere almeno altri 4.000 cani di proprietà per i quali è stato denunciato il furto nel 2007 e per i quali non si è più saputo niente. "Sono numeri alti perché i cani da esportare sono un affare di diverse decine di milioni di euro sul quale è indispensabile alzare al più presto il velo, denunciandone senza paura le connivenze".
Red/Gfp MAZ

lunedì 22 dicembre 2008

vivisezione continua.....

TISCALI ANIMALI 16 DICEMBRE 2008
Aumentano gli animali torturati in nome della scienza
OSCAR GRAZIOLI
Scriveva il cardinale Newman: "C'è qualcosa di pauroso, di diabolico nelle torture inflitte a chi non ci ha mai fatto del male, non può difendersi ed è completamente in nostro potere". Speravo che ci fosse stato un reale progresso nel campo della vivisezione e che un numero sempre maggiore di animali venisse risparmiato da esperimenti che non hanno altra finalità se non quella di fare acquisire qualche punto nel curriculum del tal ricercatore. Devo purtroppo constatare che, quanto scriveva una lettrice del Times nel dicembre del 1967 è ancora oggi valido.
Riporto la sua lettera per intero. "Ho letto nelle pagine scientifiche del Times che alla State University del Missisipi sono stati accecati dei tritoni al fine di studiare il loro modo di orientarsi con il sole, quando sono privati della vista. Sembra che tanto i tritoni dotati di vista, quanto quelli accecati siano guidati dal sole e restino senza orientamento nelle giornate nuvolose. Questa scoperta è abbastanza importante per giustificare l'asportazione degli occhi a creature vive e capaci di soffrire?"
La domanda della lettrice è di estrema attualità anche a distanza quasi mezzo secolo, purtroppo.
La Lav ha lanciato una nuova denuncia contro la vivisezione: sempre più cavalli, asini, bovini, suini, uccelli e pesci finiscono la loro vita in un laboratorio.
La denuncia nasce sulla base dei dati relativi al numero degli animali utilizzati in Italia per fini scientifici e sperimentali durante i tre anni, dal 2004 al 2006, resi noti, con il solito ritardo, dal Ministero competente. Rispetto ai tre anni precedenti, il ministero informa che sono stati utilizzati, a fini sperimentali, 221 tra cavalli e asini contro 90, più di 8000 maiali contro meno di 7000, quasi 3000 bovini contro 1500. A questo si aggiunge un notevole incremento nell'utilizzo di uccelli, (quasi 100.000 contro 85.000) e pesci (45.000 contro 8000). Naturalmente gli animali ancora più rappresentati in questa vera e propria strage di cui pochissimi parlano, sono i roditori che, per mere ragioni di costo e maneggevolezza, vengono sacrificati a milioni. Tutto questo accade in contrasto al fatto che le nuove tecnologie mettono a disposizione della ricerca metodi alternativi assolutamente validati che potrebbero risparmiare centinaia di migliaia di vite, sacrificate inutilmente su freddi tavoli di marmo. Il quadro è ulteriormente aggravato dalle autorizzazioni in deroga, ovvero dalla possibilità di utilizzare cani, gatti e primati (non umani) o altre specie per fini didattici e senza fare ricorso ad anestetici.
Se pensiamo che, ancora oggi, vengono testati sulle cavie profumi, unguenti e belletti usati per essere più "belli" e che detersivi e altri prodotti chimici per la casa finiscono
negli occhi di poveri animali, prima che sui piatti o pavimenti, dobbiamo renderci conto della mostruosità che implica questo tipo di sperimentazione e di quanto fossero vere sia le parole del cardinale Newman sia quelle della meno famosa lettrice del Times.


"Questo video vuole far conoscere al pubblico alcuni degli argomenti scientifici contro la sperimentazione animale. Esso presenta in sintesi le riposte che in 30 anni di attività ho trovato a quesiti scontati come “meglio salvare il topo o il bambino?”. Sono grato alle molte persone che, negli anni, mi hanno guidato e ispirato in questa ricerca.- Dr. Andre Menache"

http://animal-tv.org/html/english/movie_good_bad_science_Italian.html

venerdì 12 dicembre 2008

vivisezione

Animalieanimali 11 DICEMBRE 2008

VIVISEZIONE O SCIENZA, LA VERITA' VIENE A GALLA
Consegnato a Roma il Premio Pietro Croce di Equivita, Una, Animalisti Italiani.

Il “Premio Pietro Croce 2008”, dedicato a
colui che con il saggio “Vivisezione o Scienza” ha dato in tutto il
mondo il maggior contributo al movimento scientifico
antivivisezionista – è stato assegnato al Prof. Luigi Campanella* nel
corso della conferenza “Vivisezione o scienza: la verità viene a galla”
, svoltasi presso il Campidoglio a Roma.In apertura, tra gli interventi
delle autorità capitoline, l’assessore all’Ambiente del Comune di Roma
Fabio De Lillo ha lodato la causa promossa dalle associazioni con il
premio Pietro Croce per le metodologie scientifiche sostitutive della
vivisezione.Gli interventi scientifici durante il convegno hanno
evidenziato come oggi anche le Istituzioni Scientifiche più importanti,
come il Consiglio Nazionale delle Ricerche statunitense (NRC)
contestino come non affidabile il modello animale usato nella ricerca
medica e tossicologica. L’applicazione pratica di questo nuovo pensiero
scientifico deve tuttavia essere accelerata ed è proprio questo lo scop
o che si prefigge il “Premio Pietro Croce”, giunto alla sua seconda
edizione.Emerge con chiarezza come il metodo vivisezionista sia “
inattendibile e inutile, in quanto i risultati ottenuti sugli animali
non sono estrapolabili all’uomo”, ha sostenuto il prof. Tamino.
Il dr
Menache mette in risalto come “la sperimentazione promossa da REACH
comporterebbe il sacrificio inutile di 12,8 milioni di animali, un
costo di 5 miliardi di euro e ben 2000 anni di tempo per il suo
completamento!”. Utilizzando l’esempio dell’aspartame il dr. Menache
ricorda come il paragone tra l’effetto delle sostanze sugli animali e
gli uomini non porta ad alcun risultato scientifico.Le alternative ci
sono e sia il professor Tamino, che il Prof. Campanella, che il dr
Menache, le hanno esposte ampiamente durante i loro interventi. Si sono
evidenziati i metodi che si riferiscono all’uomo, come le colture di
cellule o la sperimentazione chimica. Occorre quindi promuove una “
buona scienza, una scienza che non danneggi l’uomo”, ha affermato il
dr. Menache ossia una scienza specifica alla specie, che non deve
nuocere e basata sull’evidenza. Gli esempi di metodi sostitutivi di
sperimentazione ci sono, e si parla di varii metodi, tra i quali la
tossicogenomica.
Infine, nel suo intervento di ringraziamento, il prof.
Campanella ha enunciato, come obbiettivo del suo lavoro, quello di
contribuire ad abbandonare completamente la sperimentazione sugli
animali. Le ragioni per le quali tale metodo di ricerca vede la sua
validità progressivamente indebolita nei test di tossicità, sono in
sintesi le seguenti: 1) come ci insegnano le nanotecnologie, più che la
risposta integrale di un organismo vale quella differenziale (dunque
delle singole cellule) che può essere studiata in vitro. 2) Le risposte
dei test su animali sono troppo lente rispetto alle odierne esigenze di
sicurezza ed a situazioni di allarme ormai frequenti; 3) Il
trasferimento dell’informazione da un tipo di cellule ad un altro
(ovvero da una specie all’altra) comporta incertezza nella riposta.
*Il
Prof Luigi Campanella, ordinario di chimica dell’Ambiente e dei Beni
Culturali , Presidente della società Chimica Italiana, e Preside
emerito delle Facoltà di Scienze della Sapienza a Roma, ha vinto il
premio presentando il progetto “Contributo della Chimica per il
Superamento della sperimentazione animale”


VIRGILIO NOTIZIE
11
DICEMBRE 2008

Germania/ Esercito ha testato armi chimiche su animali
(stampa)
Forze armate tedesche hanno ucciso così 3.300 cavie dal 2004

Berlino, 11 dic. (Apcom) - Le forze armate tedesche hanno condotto dal
2004 in poi esperimenti su migliaia di animali, per testare gli effetti
delle armi chimiche e biologiche. Lo scrive il quotidiano Bild, citando
un documento del ministero della Difesa di Berlino. Almeno 3.300
animali sarebbero stati uccisi in questo modo. In particolare, a
seguito dei test sarebbero morti almeno 2220 topi, 706 porcellini
d'India, 276 ratti, 84 conigli, 76 maiali e 18 macachi. La Bundeswehr
(le forze armate federali) hanno condotto tra gli altri esperimenti con
gli agenti patogeni dell'antrace, dell'ebola e della febbre Congo-
Crimea. Il ministero della Difesa tedesco ha confermato i test,
condotti "per prevenire, riconoscere e trattare malattie, dolori e
danni corporali relativi a uomini o animali", come spiegato alla Bild
dal sottosegretario alla Difesa Thomas Kossendey. Critiche sono giunte
dalle associazioni a difesa degli animali.