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lunedì 23 febbraio 2009

Gli animali e l'accesso nei locali

LA PROVINCIA DI LECCO
15 FEBBRAIO 2009

Gli animali e l'accesso nei locali

Michela Vittoria Brambilla

In Francia, in
Inghilterra ed in molti altri Paesi, cani e proprietari sono accettati
praticamente in tutti i locali pubblici.
Gli italiani, invece, devono
fare i conti con anacronistici divieti che rendono veramente difficile
la vita degli amanti degli animali. Eppure non esiste alcuna normativa
che regoli e limiti l'accesso degli animali domestici nei ristoranti,
bar alberghi e via dicendo. E il tutto diventa una scelta esclusiva del
gestore dell'esercizio pubblico. E' lui che decide se ammettere o meno
animali nel suo locale. Spesso si incontra un pregiudizio diffuso: «Se
lascio entrare i cani poi le Asl mi diranno qualcosa?», «E se a qualche
cliente dà fastidio?». Sono tutte storie. In un Paese come l'Italia è
assolutamente anacronistico ed inaccettabile che la signora con il
cagnolino al guinzaglio debba legarlo fuori dal bar per bere il caffè o
che debba rinunciare alle vacanze perché il suo piccolo amico non
sarebbe ammesso in albergo. Bisognerebbe, invece, chiedersi se al
tavolo del ristorante non sono più fastidiosi i discorsi banali ad un
tono di voce da stadio di certe persone.
Commensali che urlano le
proprie vicende da una parte all'altra del tavolo oppure certi bambini
che, avendo genitori assolutamente incivili, corrono per la sala
ristorante costringendo il cameriere allo slalom e mendicando
attenzioni a tutti i tavoli presenti.
Qualche sera fa, ho cenato in un
ristorante dove una coppia cinquantenne litigava, con tanto di lacrime
e parolacce, seduta al tavolo, assolutamente incurante dell'imbarazzo
che poteva suscitare l'ascolto di certi fatti personali nei presenti.
Ma vogliamo paragonare tutto ciò con il disturbo che potrebbe mai
creare un cane? Innanzitutto si tratta del cliente ideale per il
ristoratore: non si lamenta per la bistecca troppo al sangue o per la
minestra poco salata. Al contrario, basta un pezzo di pane per farlo
contento. I cani che seguono il padrone al ristorante sono sempre molto
educati perché abituati a vivere in un certo contesto. Pertanto, appena
entrati nel locale, spariscono sotto il tavolo e non ricompaiono fino
alla fine della cena. Sono dei veri e propri membri delle famiglie,
molto puliti e profumati. Vogliamo fare ancora paragoni con certi "due
zampe"? Meglio di no! Certo è che il turismo italiano, se vuole
adeguarsi agli standard europei ed essere competitivo, non può che dare
una risposta a questa esigenza comune: oggi una famiglia su tre
possiede un cane o un gatto.
Non parliamo poi degli stranieri che
vengono in vacanza anche nella nostra zona: chiudere la porta ai loro
cagnolini significherebbe perderli e, di questi tempi, non si possono
certo trascurare le necessità della clientela. Una ragione in più
perché in Italia avvenga questo doveroso mutamento di costume è
sicuramente l'alto numero di abbandoni che il panorama nazionale ci
riserva.



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