RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Due proposte che ci devono far pensare e che ci devono trovare fortemente contrari
No alla separazione delle classi. No alla mutua per cani e gatti
Sono due proposte che ci dicono quanto il nostro parlamento sia lontano dalla realtà del momento e quanto si lasci prendere da temi sorprendenti e inaccettabili.
Il primo tema è offerto da una mozione della Lega – approvata a stento dal parlamento, ma che potrebbe tradursi quanto prima in progetto di legge - con la quale si propone di introdurre, nelle scuole dell’obbligo, classi separate per alunni immigrati che non conoscono la lingua italiana, così da permettere che quanto prima possiedano lo strumento essenziale per seguire le lezioni e, nel contempo, non frenino l’apprendimento degli alunni italiani. Apparentemente l’intento è lodevole, né dobbiamo nasconderci la preoccupazione di tanti genitori che, di fronte ad una classe con immigrati, tendono ad iscrivere i loro figli altrove. Ma il rimedio che si propone risolve in parte il problema e ne aggrava ben altri. Infatti, solo in classi miste i ragazzi dai sei ai quattordici anni sanno straordinariamente familiarizzare tra di loro, sanno creare amicizie valide per tutta la vita, sanno scambiarsi favori e frequentare alternativamente ora questa ora quella famiglia. Insomma, solo se li aiutiamo a stare insieme noi lavoriamo veramente per l’integrazione. Classi separate vorrà dire alunni di serie B, vorrà dire fomentare, di fatto, inimicizie e sfide che sottintendono antipatie e diffidenze fin dalla fanciullezza, vorrà dire “educare” alle bande contrapposte, alla presa di posizione negativa dei genitori immigrati. Insomma semineremmo per l’anti-integrazione, per il razzismo strisciante, per prove di apartheid utili solo a chi sogna lo Stato della Padania.
Allora? Allora, essendo verissimo che senza la lingua non s’impara quasi niente a scuola, le vie sono due. Primo, istituire corsi pomeridiani per alunni di immigrati volti esclusivamente all’apprendimento della nostra lingua; secondo, non dimenticare mai che dalla nascita ai quindici anni lo stare insieme, il giocare insieme, lo scambiarsi favori, frequentare la famiglia dell’amico, sono veicoli facili ed efficacissimi per apprendere la lingua e per integrarsi. Due piccioni con una fava.
* * *
E che ne dite della proposta bipartisan ( la prima firmataria del progetto di legge è la marchigiana Silvana Amati!) di aprire il Servizio Sanitario Nazionale a cani e gatti con tanto di mutua offerta da tutti i cittadini con le loro tasse? Si è arrivati a questa incredibile proposta in nome dei vecchietti soli e poveri che hanno un animale per compagnia: bisogna aiutarli. Ma è solo una scusa, è solo voler aprire uno spiraglio per poi spalancare una porta, un portone e farci entrare tutti i gatti e tutti i cani di questo mondo alla barba delle effettive esigenze di tanti veri poveri. Avere un gatto e un cane è e rimane un lusso (bagno e taglio della pelliccia euro 50!) che deve essere a carico del proprietario a tutti gli effetti. Capisco le eccezioni di chi è povero e solo, ma in questo caso basta dare i dieci milioni previsti a tutti quelli che sono soli e sono bisognosi: ci sarà chi li spenderà per il gatto e chi per il pane. Sarebbe una grave ingiustizia aiutare i poveri con gli amici felini e al povero che non vuole l’amico cane, niente!
Vi pare che in tempi così stravolgenti in termini finanziari ed economici, si debba andare a spendere ulteriormente per i cani, dopo tutto quello che ci costano i canili e tutte le speculazioni che si sono verificate nel settore? E’ che, sotto sotto, si tende a creare altre lobby. Avremo cliniche per cani e gatti a tre, quattro, cinque stelle. Avremo una moltiplicazione all’inverosimile degli amici a quattro zampe. Lo capirei se fossero, per noi, animali commestibili come i conigli, le galline, gli agnelli per i quali spendiamo il dovuto. Ma finchè le abitudini, del tutto rispettose, di alcuni Paesi orientali non giungono fino a noi, credo che il denaro dobbiamo spenderlo molto, molto meglio di quanto ci propongono la senatrice Amati e C.
20/10/2008 Vittorio Massaccesi
(4004) vitt.mass@tele2.it
Leggo con stupore l’articolo del sig. Massaccesi, sull’Appennino del 25 ottobre. D’accordo con lui a proposito delle classi differenziate per stranieri, rabbrividisco per la sua opinione sulla proposta di cure veterinarie gratuite per animali d’affezione. Parlare di animali nei termini in cui lui lo fa non significa soltanto disprezzarli profondamente, a meno che non servano a preparare bistecche per la sua tavola; significa soprattutto non conoscerli, boicottando a priori chi li apprezza. Augurarsi che cani e gatti siano “promossi” alla categoria di merce da consumo (personalmente, non sono d’accordo neanche con lo sterminio di massa di agnelli, conigli, polli, struzzi ed altro, auspicando almeno un uso parco e programmato) significa saltare centinaia di migliaia d’anni: più di diecimila anni or sono l’homo sapiens si accorse infatti delle capacità intellettive del cane e cercò, con successo, di addomesticarlo. Le sue affermazioni costituiscono ingiuria nei confronti di tanti possessori di cani e gatti che li amano come lui non riuscirà mai a capire, e questo fa pensare che non li abbia mai avuti o che abbia avuto con essi rapporti distorti e fuorvianti.
Un Paese fino a qualche anno fa definito ricco, ora povero in canna, ma sempre civile, può spendere le sue risorse in maniera oculata ed a vantaggio di tutti: se Massaccesi pensa che la spesa per la cura degli animali andrà a detrimento di chi animali non possiede ha poca fiducia in questo Paese. Sarebbe come dire che i soldi spesi per lo sport penalizzano chi sport non pratica, che quelli spesi per le infrastrutture impoveriscono chi non ha la macchina ... La moltiplicazione selvaggia degli amici a quattro zampe è da tempo un fenomeno drammatico e costoso: dipende dall’inerzia del sistema nel non riuscire ad arginare il randagismo, nel non proibire la vendita di animali al mercato o gli allevamenti fai da te, nel non controllo delle colonie feline, nella scarsa educazione animalista nelle scuole. A volte restano soltanto quelli come me a spendere le proprie energie anche per la salvezza, la salute ed il controllo delle nascite di questi nostri “fratelli minori”, come li chiamò Paolo VI.
E la proposta di Silvana Amati va proprio nel senso di evitare ad esempio che anziani non abbienti possano non più riuscire ad occuparsi dignitosamente dei loro animali, che non sono “un lusso”, ma un bisogno primario ed insostituibile soprattutto per gente sola, senza più un compagno, senza figli o con figli latitanti. Pagare il primo soccorso di un cane ad un privato, oltre a gratificarlo, può servire ad invogliarlo a stabilire con l’animale un rapporto duraturo; rendere le cure meno gravose può incentivare le adozioni, sgravando i Comuni dal fardello delle rate per la detenzione dei randagi. C’è quindi anche un tornaconto, stia tranquillo, signor Massaccesi. Rai 1, domenica scorsa, ha riportato i risultati del suo sondaggio: il 77% della popolazione è favorevole alla proposta. C’è ancora generosità e buon senso nella povertà, signor Massaccesi, che ritiene si debba spendere “il dovuto” solo per gli animali che poi metterà sotto i denti. A proposito delle cliniche a cinque stelle, venga a vedere il nostro rifugio, forse ad una stella sola, ma dove per amore agli animali non manca niente. Le lobbies esistono già, e prosperano sul randagismo che la Amati e noi vogliamo combattere.
Se la Bibbia sancisce la superiorità dell’uomo sugli animali, considerati creature a lui regalate, alti esponenti della Chiesa cattolica per fortuna li hanno riabilitati: cito ancora Paolo VI che disse “un giorno li vedremo nel mistero di Cristo”. Avrà quel giorno, signor Massaccesi, il coraggio di guardarli in faccia?
“Gent.mo Prof. Vittorio Massaccesi, personalmente mi piace pensare, soprattutto per il rispetto al suo titolo di “professore”, che quanto da Lei dichiarato sia soltanto una provocazione perché si presti maggiore attenzione alla sua opinione. Diversamente, mi dispiacerebbe dover ravvisare in Lei l’assenza di una visione globale della sofferenza.
Mi associo pienamente a quanto già scritto dalla ns. Presidente del Caarm, Sig.ra Anna Maiorani, la cui completezza di esposizione lascia poco da aggiungere.
Ho solo una considerazione ed una domanda.
Io, che purtroppo per problemi di salute, conosco anche la sofferenza personale, ho scelto di non essere “impermeabile” al dolore del mondo dividendo il mio impegno nel settore del volontariato, sia occupandomi di bambini profughi portatori di handicap, che di animali abbandonati o maltrattati e, mi creda … l’amore e l’impegno non diventano di “serie B” quando il dolore ha “4 zampe”.
A quell’Oriente, che Lei invoca tanto, invece, ho preferito lasciarmi insegnare la meditazione, la preghiera e la Suprema Verità che Tutti siamo una parte del Tutto.
E Lei? Cosa ha da imparare ed insegnare a questo mondo?
I miei più cordiali saluti.”
Il Presidente
Dott.ssa Barbara Vittori
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